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Chi è Cufter?

Chi è Cufter?

Roma, inizio Novecento, nel giorno dell’anniversario della Breccia di Porta Pia. Carlo esce di casa di buonumore, rivolgendo un cenno di saluto alla sua bandiera, quella di Trieste, con l’alabarda, che sventola a Palazzo Venezia dove ha sede l’ambasciata austro-ungarica. Un gesto che gli ricorda di essere un esule. L’accusa, tempo prima: aver lanciato petardi contro gli austriaci; la pena: tre anni e mezzo di carcere duro. A Roma si sente accolto, nonostante l’esilio, trova un ambiente vivace, di intellettuali, e spera di proseguire nei suoi valori irredentisti. Comincia a coltivare una passione: la fotografia, in particolare quella stereoscopica, che lo aveva incantato per la resa tridimensionale. “Imparando dagli errori, sprecando lastrine, frequentando i diversi negozi di fotografia (…) in un misto di frustrazioni e rare soddisfazioni personali”, si accorge di quanto sia possibile moltiplicare emozioni, ricordi, la storia e la vita stessa fotografando… Circa cento anni dopo, sempre a Roma, in una vecchia bottega di attrezzature fotovideo - quasi un museo - un anziano signore gentile mostra uno scatto in bianco e nero a un giovane appassionato. Si tratta solo del primo di una larga collezione di negativi di vetro, migliaia, ordinati in sessantacinque cassette di legno. Nessuno, negli ultimi sessanta o forse più anni, aveva prestato attenzione a quella serie di scatti che, già da un primo sguardo, rivelavano un tour storico e geografico ricchissimo, nell’Italia dei primi decenni del Novecento. Chi erano gli autori? Perché qualcuno aveva abbandonato quel patrimonio come uno scarto?

Chi sia Cufter, qualcuno già lo sa. Nei mesi precedenti alla pubblicazione del romanzo di Stefano Corso, sui social ha cominciato a spopolare un account - il nickname è il titolo di questo romanzo - che postava gli scatti della collezione e intratteneva interessanti conversazioni con i follower. Si incrociavano il linguaggio abbreviato e sintetizzato da emoticon di Twitter e di Instagram con la lingua gentile e forbita di un uomo del secolo scorso. L’esperimento continua, intanto Corso ha svelato l’identità del personaggio dopo aver raccontato la tortuosa esistenza nella metà dei capitoli del romanzo. L’altra metà, a ritmo alternato, è occupata da una storia che si svolge un secolo dopo e ricostruisce le vicende scaturite dal ritrovamento delle cassette di vetrini, percorrendo molte regioni italiane, archivi e musei. Cufter dunque è Carlo Coretti, e così si lascia descrivere dal suo “scopritore”: “Nasco a Trieste nella seconda metà dell’Ottocento, mi trasferisco a Roma a inizio secolo. Sono un appassionato di fotografia, o meglio di fotografia stereoscopica sin da ragazzo. Ho visitato l’Italia cercando di raccontare le sue bellezze e la mia epoca, sempre con la mia Trieste nel cuore”. Corso, romano, fotografo professionista, al suo esordio come scrittore, dimostra certamente di essere portato per la narrazione, riuscendo a dare voce alla sensibilità e al tormento di un uomo particolarissimo e sfuggente e, a capitoli alterni appunto, a una divertente e coinvolgente epopea di amici che scandagliano strade e piazze, biblioteche ed epistolari per rispondere alla domanda: Chi è Cufter?

LEGGI L’INTERVISTA A STEFANO CORSO