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Chi ha tradito Anne Frank

Chi ha tradito Anne Frank

Nei decenni che seguirono la guerra, molti olandesi si dichiararono antinazisti, tuttavia i Paesi Bassi avevano mandato a morire più ebrei nei campi di sterminio dell’est di ogni altro Paese dell’Europa occidentale. Tra questi c’era la quindicenne Anne Frank, uno dei casi più strazianti in assoluto. Il suo diario, il resoconto giornaliero della vita in clandestinità durante la terrificante occupazione nazista della sua città, è diventato un libro fra i più letti di tutti i tempi. Vi si racconta di come la ragazzina vivesse con paura costante, fame, incubi e timore di essere scoperta. Non è stata la prima a fare un’esperienza del genere, ma è forse una delle prime a scriverne in tempo reale, donandoci una testimonianza struggente ma preziosa. Che senso ha domandarsi oggi chi ha tradito Anne Frank durante una guerra avvenuta moltissimo tempo fa? A circa otto decenni dalla fine della guerra gli uomini di oggi hanno assunto lo stesso comportamento degli olandesi dell’epoca, ovvero hanno fatto propria la convinzione che ciò che è successo non possa riaccadere e soprattutto non possa riaccadere qui. Ma la società contemporanea sembra essere sempre più suscettibile alla divisione ideologica e al fascino dell’autoritarismo. Autoritarismo che se si lascia andare incontrollato, poi si metastatizza. Per evitare che si ripeta ancora quell’orrore è necessario studiare la società in cui viveva Anne Frank, cercando di dare una risposta una volta per tutte al grande quesito che caratterizza quella dolorosa vicenda: chi tradì Anne Frank facendola scoprire dai nazisti?

Se è vero che la storia ripete se stessa l’unico modo per evitare di incappare negli errori del passato è non smettere mai di ricercare la verità. Quella di Anne Frank è una vicenda iconica ma anche tremendamente familiare, ripetutasi centinaia di migliaia di volte in tutta Europa. Eppure in Chi ha tradito Anne Frank si rivela per ciò che realmente è: un avvertimento, il monito affinché tutto questo non si ripeta mai più. Quello firmato da Rosemary Sullivan - professoressa emerita all’University of Toronto, poetessa e scrittrice di biografie storiche – è un vero e proprio reportage, un’indagine su uno dei casi più strazianti e dibattuti di sempre, un’analisi accuratissima e a più livelli capace di analizzare il passato e dialogare direttamente con il presente. Il clima di angoscia che aleggia sulla vicenda viene restituito in tutta la sua crudezza dalla scrittura dell’autrice, la quale nonostante debba sottostare all’oggettività della ricerca, riesce ad incastrare i due elementi. Si tratta di una lettura che necessita di particolare attenzione per essere apprezzata a pieno ma attraverso cui non solo si aprono nuovi modi di vedere il periodo storico, ma anche nuove prospettive per inquadrare il presente e il futuro. La squadra casi irrisolti di Amsterdam, infatti, esamina il caso di Anne e delle altre sette persone che con lei condividevano quell’assurda prigionia come il più recente cold case e ciò che arriva, in tutta la sua crudezza, è la consapevolezza che il passato, per quanto lontano, faccia parte del tessuto del presente e come tale debba essere documentato, studiato, raccontato.