
“Che cos’hai fatto prima, Virginia?”. Una domanda che la coglie sempre impreparata. Eppure Fatima, la bambina che siede accanto a lei nella sala d’attesa dell’ospedale, attende una risposta. La bramano i suoi occhi curiosi. Prima di essere deportata ad Auschwitz il 3 agosto del 1944, è stata felice in Grecia. Prima di trasferirsi a Rodi per il lavoro del padre come direttore della scuola ebraica, Virginia era nata a Roma e aveva poi vissuto a Venezia. E quando ancora i suoi prima ed i suoi dopo non erano scanditi dalla guerra, dalle leggi razziali e dai convogli diretti in Polonia, Virginia è stata una ragazza che sognava di fare la maestra. Una giovane donna che amava il blu del mare a pochi passi da casa sua, che rideva con le amiche, litigava con la madre, i fratelli e la sorella Lea e che si innamorava di Ugo. Con Ugo si è giurata amore eterno, gelosi dei prima vissuti l’uno senza l’altro e aggrappati speranzosamente ai dopo, inconsapevoli di ciò che avrebbero dovuto affrontare nel frattempo. A strapparla dalle braccia di Ugo, dal blu del mare e dal calore del sole, sono arrivati la nave e poi il treno diretti verso il campo di concentramento di Auschwitz. Un incubo scuro che non ha spiegazione alcuna, nessuna colpa se non quella di essere ciò che sei. Sei una ragazzina che non ha più capelli da acconciare per scendere alla spiaggia, che non ha più una casa in cui tornare quando la vita di un adolescente diventa troppo da sopportare. Non hai più sorrisi per raggiungere Ugo seduto sugli scogli, non hai più speranza di un dopo e tantomeno nostalgia di un prima. Tuttavia, qualcosa è più forte del coperchio di nuvole grigio che separa Auschwitz da qualsiasi altro sentimento umano. Dentro l’anima di ognuno c’è un lume e quello di Virginia non si è spento. Splende per chi è sopravvissuto, per chi non ce l’ha fatta e per sé stessa; per ricostruire la propria vita oltre il dolore…
Virginia Cattegno, sopravvissuta alle atrocità di Auschwitz e scomparsa nel febbraio 2022, decide di raccontarsi attraverso Per chi splende questo lume con il prezioso contributo di Matteo Corradini. Solamente alla fine della sua carriera come maestra ed in età già avanzata, Virginia trova la forza di parlare del doloroso prima che ha segnato non solo il suo dopo, ma anche quello dell’intero genere umano. Il romanzo per ragazzi è adatto a chi vuole affacciarsi al burrone più profondo della storia senza essere spinto nel vuoto dalla brutalità. La storia che Virginia racconta alla piccola Fatima è sincera, ma carezzevole come se il dialogo fosse tra una curiosa nipote e la sua premurosa nonna. La dolcezza del linguaggio e lo spirito speranzoso dell’anziana rendono meno amaro il boccone da digerire, rendendolo perfettamente adatto ai lettori verso i quali è rivolto. La storia è un inno alla capacità auto-curativa umana. Virginia, dopo aver subito sulla sua pelle le atrocità più indicibili, continua a far splendere il proprio lume verso un incerto cammino che la porterà, a poco a poco, a ricostruire la vita che Auschwitz l’ha costretta ad interrompere. Proviamo tutti, leggendo le pagine cariche di illustrazioni e foto d’epoca della vita di Virginia, una lieve invidia per Fatima che può ascoltare con le sue orecchie la storia che noi possiamo solo leggere. Tuttavia, il sentimento predominante è l’ammirazione per tutti coloro hanno tenuto il lume acceso senza permettere al mondo di dimenticare e che, come Virginia, hanno trovato la forza di raccontare la dolorosa verità che si cela dietro il numero tatuato sull’avambraccio.