
Leto, Sicilia, anni Settanta. Dentro casa, oltre a Sebastiano, nove anni, ci sono i fratelli, il padre e qualche altro parente stretto. Sono venuti a portare un po’ di conforto alla donna che se ne sta sdraiata a letto e che all’improvviso, quando il piccolo di casa varca la porta della camera, emette un respiro più profondo del solito. Poi, il suo corpo comincia a tremare. Sulle labbra di sua madre appare quello che assomiglia a un debole sorriso. La donna chiude gli occhi e il bambino è convinto che l’adorata mamma si sia addormentata e che, quando si sveglierà, il dolore che l’ha attanagliata negli ultimi tempi sarà definitivamente scomparso. Solo quando si avvicina un po’ di più e prende tra le sue entrambe le mani della donna, che subito scivolano via dalla sua presa e si schiantano sul lenzuolo, una dopo l’altra, il piccolo Nuzzo capisce che la mamma se ne è andata. Quando, tempo prima, le radiografie hanno rivelato una verità durissima, i nonni hanno chiamato il papà di Nuzzo, che è rientrato in fretta dal Belgio, dove si trova per lavorare alle miniere, e ha accompagnato la moglie nell’ultimo viaggio. Ora Nuzzo vive con i nonni materni. Si è deciso che è lì che sarebbe andato a vivere già all’indomani del funerale. D’altra parte, quelli sono i nonni con cui il piccolo ha maggior confidenza. Il papà lavora lontano, torna a casa un paio di volte l’anno, se tutto va bene, e non può certo lasciare che siano i figli maggiori a occuparsi del piccolo di casa. Riuscirebbero a scordarsi di lui nel tempo di un sospiro, impegnati come sono a corteggiare le ragazze e a fumare il maggior numero possibile di sigarette. Nuzzo ha la fortuna di vivere a Leto, un paesino affacciato sul mare e pervaso da un profumo di salsedine che ti si posa addosso e ti pervade ovunque. Basta ammirare il cielo azzurro e la vastità del mare aperto per sentirsi felici. O meglio, bastavano queste cose prima che la mamma se ne andasse. Ora, che la donna che lo chiamava Ciatuzzu è null’altro che un ricordo, destinato a sbiadire, essere felice è, per il piccolo Nuzzo, sempre più difficile…
Ciatuzzu, piccolo fiato, delicato sospiro. Il nomignolo con cui la mamma chiama il piccolo di casa, Sebastiano, è una dichiarazione d’amore. E l’amore è il sentimento che tiene saldamente legati madre e figlio, un cordone resistente che si spezza all’improvviso e troppo presto. Ha solo nove anni Ciatuzzu quando un destino beffardo gli porta via la vera forza capace di alimentare la sua anima e riempirla d’amore. Il piccolo deve imparare troppo presto cosa siano l’assenza, la nostalgia, la privazione. Anche il paese in cui vive, quell’angolo di paradiso in cui il sole bacia tutto l’anno i sassi e il cuore della gente, non è più lo stesso da quando la madre non c’è più. La presenza dei fratelli, dei nonni e quella saltuaria del padre non sono sufficienti a chiudere la crepa che Nuzzo ha sul cuore. E allora servono le chiacchierate con il custode del cimitero in cui la madre riposa; occorrono le ore preziose trascorse insieme a una picciridda davvero speciale per mitigare l’asprezza della nostalgia e per imparare ad apprezzare i ricordi e a non fare di essi una freccia appuntita capace di forare la carne e ferire lì dove fa più male. E quando il destino, di nuovo beffardo, lo pone dinanzi a una nuova prova e a un nuovo doloroso distacco, servono un nuovo vigore, una nuova forza, una volontà ancora più grintosa per affrontare la paura, sconfiggere la malinconia e prendere in mano la propria vita. Catena Fiorello racconta il percorso di formazione di un adorabile bambino, apparentemente fragile ma capace in realtà di nutrirsi di quel ciatu, quel respiro su cui la madre gli ha insegnato di fare affidamento. Si tratta di un processo difficile, a volte doloroso e carico di ombre, ma anche pieno di luce, di vita e di speranza. Quella speranza di cui solo chi comprende che ogni paura va ascoltata e affrontata può nutrirsi. Una storia delicata, raccontata attraverso una scrittura potente e a tratti lirica, che ricorda quanto sia importante mantenere saldo il legame con le proprie radici e con i propri affetti, zoccolo duro capace di farsi scudo di fronte ad ogni avversità.