
Quello che è possibile reperire unicamente nell’arte e nella testimonianza di vita di Charles Baudelaire è innanzitutto la totale complanarità tra una forma di intelligenza - che in lui era condizionata dal moto nervoso - e la capacità di restituirla nei versi con un’allegoria sincera e svergognata. La predisposizione a riflettere nell’arte la sua intenzione di non voler scendere a compromesso con ogni forma di sistema e di rivendicare per sé uno spazio in cui poter esprimere in forme libere da vincoli le intemperanze del suo pensiero e delle espressioni creative che da esso ne derivano. Baudelaire non era un uomo incline nemmeno ad alcuna forma di sistematicità, né a ragionamenti prolungati e consequenziali. Egli era in tutto e per tutto una creatura metafisica votata ad atmosfere di ampio respiro e di fluido movimento. Pertanto, non poteva tollerare il clima opprimente del Secondo Impero in cui gli era toccato in sorte di vivere e nutriva una manifesta disapprovazione per l’atteggiamento della società borghese. Posto in quell’incomodo crocevia che non solo a Parigi segna il passaggio tra due epoche, egli vive il contrarsi e il dilatarsi del tempo facendosi cantore degli eccessi sfrenati dal sesso all’alcol, dall’hashish all’oppio. Le sue opere ritraggono fedelmente questa condizione sofferta in cui ebbrezza e sfrontatezza si danno il cambio nei momenti in cui la noia sembra prendere il sopravvento: Per attutire il prolungamento del tempo che lo separava da una rinnovata intenzione di tornare a scavare nell’oscurità delle cose...
Roberto Calasso In questo suo libro si è confrontato con la peculiarità intellettiva e l’essenza letteraria più approfondite di Charles Baudelaire con cura minuziosa del dettaglio e arguta finezza d’introspezione. Il suo è un viaggio raffinato e delizioso attorno a quell’arcipelago di elementi che caratterizzano l’espressione geniale, ancorché complessa e a tratti oscura, della personalità e della vena artistica del celeberrimo “poeta maledetto” francese che resta anche l’iniziatore della poesia moderna. Nella serrata sequenza di brevi saggi che gli dedica nel presente volume, Calasso ci colpisce non solo per la sua rinomata competenza di letterato, ma soprattutto per le straordinarie doti introspettive di arguto conoscitore dell’animo umano e per l’appassionata complicità che suscita tra noi e il protagonista del libro che abbiamo tra le mani. Attraverso pagine affinate nelle intuizioni e ingegnose nelle sagaci ricostruzioni, scorre il flusso di un sapere forte ma soave. Il lettore resta sedotto dalla capacità dell’autore di far rivivere, con tanta affascinata intelligenza, il tragico connubio di genio e malinconia di un poeta disilluso dal disagio della modernità. Dalla lettura del libro si esce pertanto accuratamente coinvolti e un po’ soffocati, come da un teatro in cui regista e attore hanno fatto di tutto per costringerci a rammentare che non esiste altro là fuori in grado di farci attraversare il tempo senza rendere il nostro animo un sismografo in grado di avvertire i sommovimenti dell’esistenza. Proprio come accadeva a Baudelaire, capace di cogliere gli urti di un malessere in cui pur tuttavia riusciva a trovare barlumi per inoltrarsi tra le tenebre inquietanti. E da lì esprimere, in un disarmonico equilibro di irritazione ed ebbrezza, la cifra infondibile di una creatività resa ormai eterna mediante la sua opera poetica.