
Quattro viaggiatori, abbondanza di acqua e provviste necessarie per i vari spostamenti, la benzina (fondamentale) e i bagagli, per i quali alla fine non si può certo dire che abbiano lesinato: nell’ampio fuoristrada preso a noleggio a Dubai c’entra tutto, e volendo anche di più. Al momento di partire però sul volto dei ragazzi traspare una certa tensione: quel momento ha infatti un che di solenne ed epico, e ognuno dei componenti – anche Massimo, che farà da navigatore ad Alberto alla guida, per lo meno nel primo tratto, e si trincera dietro una spavalderia di facciata (Alice è viceversa la più incerta) – delle due coppie non può fare a meno, nemmeno volendo, di rendersene conto chiaramente. Più che un’auto, infatti, quel mezzo imponente sembra loro una porta, un ponte, un traghetto verso un mondo nuovo, sconosciuto, un’esperienza mai provata, che con ogni probabilità li cambierà per sempre, forse addirittura li sconvolgerà. Escono in silenzio dalla loro comfort zone, partono, sono consci dell’importanza di quello che stanno per fare, in ogni caso non si torna indietro: le strade da ampie si fanno via via più anguste, prima nella periferia riarsa e poi nella steppa che precede il deserto: Lavinia si guarda intorno, curiosa e incantata…
Nato a Genova, cresciuto a Mantova, laureatosi alla Bocconi di Milano, ha lavorato, viaggiato e finanche vissuto in ben quattro continenti: Fulvio Drigani esordisce nella narrativa con un riuscito bildungsroman che è anche racconto di viaggio (del resto cosa più d’un’avventura, specie se vissuta con gli amici, fa crescere, e di norma persino al di là delle proprie aspettative, poiché una condizione inconsueta rivela quasi sempre parti di noi che non conosciamo a priori né sospettiamo di possedere?) tra Milano e il Giappone, ritraendo con precisione le fisionomie di quattro neolaureati molto diversi fra loro che vogliono tuffarsi nella vita e nell’età adulta sperando di non esserne delusi e/o frustrati. Con una prosa brillante, ben congegnata, varia e ricca di colpi di scena, solida, limpida, lineare, credibile (si pensi solo all’utilizzo dell’hashtag che documenta in tempo reale sui social network le peripezie della compagine, #ColVentoInPoppa), leggibile, mai retorica, ridondante o enfatica, sempre attenta a rendere in modo appropriato le sfumature di ambienti, personaggi, situazioni e sensazioni che via via vengono a proporsi nella narrazione, con cura e misura, Drigani ritrae bene il nostro mondo, il nostro tempo, la giovinezza e la transizione verso l’epoca delle responsabilità.