
Giorgia Cantini è ubriaca e non le capitava da parecchio tempo. Ma ha una valida ragione per esserlo. Luca Bruni - dirigente della questura di Bologna, capo della squadra Mobile - ha raccolto le sue cose (ovviamente approfittando di una sua assenza da casa) e se ne è andato così dalla sua vita, senza neppure un biglietto. L’unica cosa che ha lasciato è la sua copia di chiavi di casa sul tavolo. Più chiaro di così! La situazione ha cominciato a prendere una piega sbagliata già nel precedente mese di giugno, quando il figlio di Bruni, Mattia, ha distrutto la Yaris della madre, e buona parte del suo corpo, su un tratto dell’autostrada Adriatica, rientrando da una festa di compleanno. Il ragazzo è rimasto in coma sette giorni e, per fortuna, si è risvegliato senza lesioni cerebrali di rilievo. Tuttavia, si è trattato di un lungo periodo piuttosto teso e preoccupante: Mattia si è fratturato un discreto numero di costole ed è stato, più di una volta, a rischio asportazione della milza. Durante tutto il periodo di ricovero in ospedale, Giusi, l’ex moglie di Bruni, ha vietato a Giorgia di far visita a Mattia e Luca - brutto segno - non si è opposto al divieto. In definitiva, quindi, tra corridoi e stanze d’ospedale la famiglia del dirigente si è in qualche modo ricomposta e l’anno di convivenza tra Giorgia e Bruni è diventato in un attimo carta da macero. Innamorarsi è stata per Giorgia l’unica debolezza di tutta la sua vita e la cosa che l’ha ferita maggiormente è stata la freddezza con cui Bruni l’ha guardata, l’ultima sera in cui hanno consumato insieme un caffè shakerato in un bar vicino a piazza Galilei, mentre le comunicava che l’ex moglie aveva bisogno di lui. Anche se non glielo dirà mai e anche se è da tempo allenata alla disillusione, Luca Bruni le manca molto e al momento non capisce se sarà più facile resistere alla tentazione di cercarlo o a quella di odiarlo...
L’autunno ormai alle porte, con le sue piogge continue e monotone, avvolge la città di Bologna e l’animo di Giorgia Cantini - l’investigatrice privata protagonista seriale dei romanzi di Grazia Verasani, scrittrice, doppiatrice e musicista bolognese - annebbiato dal numero eccessivo di drink che la donna ha ricominciato a concedersi da quando la sua storia con il dirigente della Questura della città è naufragata. Giorgia beve per dimenticare e per ricordarsi di esistere, per cercare di dare un senso alla sua solitudine e per cercare di mettere il cuore in pausa; intanto un nuovo caso, complesso e articolato, le viene affidato: deve occuparsi di una fan, troppo insistente nei confronti del suo idolo - un cantautore in piena crisi esistenziale -, che va fermata prima che possa trasformarsi in una violenta stalker. Continuamente in bilico tra realtà e finzione, tra ciò che appare e ciò che veramente è, tra veri sentimenti e fasulle proiezioni degli stessi, Giorgia si ritrova al centro di una realtà contraffatta, come se un involucro di cellofan- quello che dà il titolo al romanzo- avvolgesse il mondo e impedisse di arrivare al centro pulsante di ogni persona e di ogni avvenimento. Ecco allora che i segreti diventano impermeabili, le persone si sfiorano ma non riescono mai ad avvicinarsi davvero e a stabilire legami, i sogni si spengono e il grosso rischio è quello di perdersi in un gioco di specchi nel quale non è facile distinguere le vittime dai carnefici. Con la maestria e l’abilità già mostrati nei precedenti romanzi, la Verasani offre al lettore l’ennesimo noir di qualità, attraverso il quale si aggiungono nuovi tasselli che compongono il puzzle di una protagonista complessa che, al di là del fumo di troppe sigarette e oltre lo stordimento di troppi drink, nutre un cuore romantico e un’anima perennemente in lotta tra il desiderio di lasciarsi andare e la voglia di credere in nuovi inizi, in cui buttarsi spalancando le braccia e respirando a pieni polmoni.