
Taranto, 2014. In una mattinata afosa, l’ultimo saluto ad uno zio ultraottantenne e Marco Malinverni viene travolto dai ricordi: un suo compagno di scuola, Pierfrancesco Molinaris, è chiuso in una bara destinato al campo 12 dall’altra parte del cimitero. Liceo classico, famiglia decisamente benestante, circondato da un numero esagerato di amici e conoscenti, qualche storia con l’altro sesso alle spalle, impegnato e attivo in politica. Praticamente perfetto. Il suo arrivo in I B non passa inosservato. Tra compiti in classe, sufficienze strappate per non rovinarsi l’estate, scioperi ed occupazioni scolastiche, mattinate nella grande e accogliente casa dei Molinaris con un tavolo da biliardo e un jukebox, prime cotte e primi flirt, finalmente arriva l’estate, “la stagione che sistema tutto”, come ama ripetere Pierfrancesco. Un’estate, quella del 1974, che cambierà la sua vita: il 14 luglio Pierfrancesco monta sulla sua Ducati e, dopo aver lasciato Miriam a casa, imbocca la provinciale, una strada percorsa un milione di volte, quasi a memoria. Un’Alfa sbuca improvvisamente, sbandando e invadendo la carreggiata. Una sterzata. La perdita del controllo della moto. Un balzo. La testa sbattuta sull’asfalto. Il coma. Il ritorno alla vita. Una vita nuova, diversa: l’adolescenza è ormai andata via per sempre insieme al vecchio Pierfrancesco...
Come le margherite è una storia semplice e corale: le vite di adolescenti alle prese con i sogni e la fatica di crescere, ruotano intorno alla figura di Pierfrancesco, inconsapevole fulcro delle loro dinamiche. Un incidente, un imprevisto interrompe un flusso che sembrava inarrestabile, costringendo a fare i conti con la realtà, a ridimensionare le aspettative, senza però mai perdere la dignità e l’attaccamento feroce alla vita. Dal 1972 al 2014, in un lungo flashback, si intrecciano percorsi e storie, in uno spaccato della storia italiana di fine secolo che fa rivivere ricordi comuni e riflessioni condivise. Pierfrancesco e i suoi compagni di classe (e di vita) attraversano matrimoni falliti, delusioni politiche, fallimenti personali restando però attaccati a quei legami e ai quei valori che hanno cementato la loro comune adolescenza: l’amicizia primo fra tutti. È nel ritrovarsi malinconico del finale che restituiscono il senso del loro passato e chiudono con esso il cerchio, quasi per un debito di giustizia. Delicato nello stile ed essenziale nella scrittura, Cesare Paradiso, avvocato tarantino con alle spalle saggi, racconti e romanzi, tesse una trama interessante e coinvolgente sul tema del cambiamento, confermando la teoria darwiniana secondo la quale “Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento”. Esattamente come ci insegna Pierfrancesco.