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Cometa

Cometa
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Raffaele, sin da neonato, è testimone (sebbene sia molto miope) degli amplessi di gruppo dei genitori con ragazzine o giovani maschi. Poi arrivano i più bacchettoni anni Ottanta e soprattutto arriva la dolorosa separazione dei genitori, che mette fine alle orge. Il padre – maschio dominante, “rilievo scuro e spigoloso” – letteralmente sparisce: Raffaele si adatta con tristezza alla novità e ripiega sulla televisione, che tiene accesa tutto il giorno. Sono i tempi del craxismo imperante, lui frequenta la scuola elementare “Italo Calvino” e si tuffa con entusiasmo nell’atmosfera promiscua che regna nella sua classe: è tutto un esibirsi, toccarsi, scrivere biglietti osceni che – quando vengono intercettati dalle maestre – le scandalizzano e gettano in una profonda costernazione. Ma nulla riesce a fermare i giochi erotici dei bambini, che si fanno sempre più arditi e selvaggi. La “kermesse finale di quella strana epoca” ha luogo il Martedì Grasso del 1989, quando una innocente festa in maschera ai giardinetti diventa qualcosa di molto “weird” grazie all’intervento di un bizzarro prestigiatore e di una ballerina brasiliana di dubbia sessualità. Ma il vero sipario si chiude quando – in un drammatico incidente stradale – perdono la vita la madre di Raffaele, il suo nuovo compagno Mauro e la piccola Martina. Si salva, sbalzato fuori dal finestrino, soltanto Raffaele, che da allora vive con il nonno Antonio Sauro, uomo ricco e sgradevole che disprezza le donne e cerca di inculcare in ogni modo questo disprezzo nella testa del nipotino… Il primo ricordo di Fabio è molto diverso da quello di Raffaele: con indosso solo il pannolino se ne stava per un tempo che gli pareva interminabile seduto su una coperta sul pavimento del salotto mentre il padre – uomo metodico fino al maniacale – caricava i pezzi di pregio della sua collezione di orologi, due o trecento da caricare con flemma e quotidianamente perché mostrassero tutti l’ora esatta. Il giorno del disastro dello shuttle “Challenger” Fabio inventa un amico immaginario, un astronauta che lo spinge a giochi estremi come infilarsi nella lavatrice e cercare di farla decollare dopo averla imbottita di raudi. Ma la svolta vera arriva quando il padre porta a casa un computer e Fabio scopre l’esistenza dei primi pionieristici videogame, quelli nei dischetti. Inizia a mettere da parte i soldi e con seimila lire si compra ULTIMA IV. È un bambino solitario, con un mondo interiore popolato di strani pensieri e visioni: a segnargli la vita arriva l’ictus del padre, che lo lascia solo con una madre tormentata e permissiva. Fabio inizia a frequentare i territori dell’amore adolescenziale, ma la sua vera grande passione restano i videogame, mondi immaginari nei quali si trova meglio che in quello reale…

Gregorio Magini, figura importante dell’underground letterario italiano, assiduo frequentatore di antologie e motore del progetto Scrittura Industriale Collettiva, è con Cometa al suo secondo romanzo. Un lavoro eterogeneo, senza dubbio difficile da catalogare, che alterna sperimentalismi a cliché, sventagliate di mitra a ricami, sfaccettato e sfacciato al tempo stesso. Racconta le vite parallele di Raffaele e Fabio – il primo erotomane e brillante affabulatore, il secondo geniale nerd chiuso in se stesso – che, complice una pionieristica lezione universitaria di Editoria digitale (siamo nei primissimi anni Duemila), ad un certo punto si intersecano e si intrecciano indissolubilmente. Assieme i due avviano una start-up legata al lancio di quello che oggi chiameremmo un social network (non è certo un caso che anche Facebook sia nato nel 2004 e sia stato lanciato nel 2005), una variante di MySpace battezzata Comeetr, si perdono e si ritrovano (tra loro e in loro) fino ad un visionario finale che è la cosa migliore del libro. Ma per arrivarci la strada è a tratti impervia: dopo le prime quindici pagine – credo volutamente disturbanti, scritte forzando molto la mano anche, suppongo, per destare scandalo e quindi creare attenzione attorno a Cometa – il lettore deve attraversare un doppio romanzo di formazione ambientato tra anni Novanta e Duemila (c’è anche il G8 di Genova!) che ha poco di memorabile per imbattersi qua e là in momenti di grande scrittura: la disastrosa ma tenera relazione sessuale tra Fabio e Matilde (“…un Oroboro di questioni”), il rave party pseudohippie, il fotografo metallaro Rødh e il suo Entropussy. Generoso ma imperfetto, Cometa non riesce ad arrivare dove potrebbe arrivare per colpa della zavorra costituita dal format “romanzo generazionale” (a tratti con sfumature persino satiriche davvero fuori sincrono, fastidiose): quando Magini troverà la forza di tagliare le funi che lo legano a questo modello narrativo così convenzionale e inflazionato – ne siamo ragionevolmente sicuri – ci regalerà un grande romanzo.