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Complessità - Un’introduzione semplice

La “terra di mezzo” non è solo un luogo geografico immaginario, una potente costruzione scaturita dalla fantasia di qualche scrittore. Il premio Nobel per la fisica Robert Laughlin definì come middle way l’insieme dei fenomeni compreso fra l’infinitamente piccolo (le particelle subatomiche e le loro interazioni) e l’infinitamente grande (il cosmo, i corpi celesti e i fenomeni che li riguardano). Un vero e proprio regno che collega indissolubilmente la natura e le leggi che la governano alla società umana, ai sistemi politico-economici che ne regolano i rapporti, alle strategie di adattamento all’ambiente e alle modalità con cui lo stesso ambiente viene modificato. Insomma, noi, gli altri esseri viventi, le particelle subatomiche e perfino i corpi celesti siamo in continua e costante relazione reciproca. Secondo la teoria matematica di John Nash, siamo tutti agenti all’interno di un sistema. Caratteristica essenziale che accomuna l’agente-uomo all’agente-particella? Nessuno ha tutte le informazioni necessarie a prendere una decisione, eppure tutti continuano a prendere decisioni che impattano sul sistema. Ma, se questo modello definisce il mondo dei fenomeni, l’osservazione scientifica dovrà affidarsi a semplici decisioni individuali? Quali sono, dunque, le reali possibilità della conoscenza?

Ignazio Licata è un fisico teorico di lunga esperienza, redattore capo dell’Electronic Journal of Theoretical Physics, direttore scientifico dell’Institute for Scientific Methodology (ISEM) di Bagheria (provincia di Palermo) e “visiting professor” al Research Institute for Astronomy and Astrophysics di Maragha (in Iran). Ha studiato e si è formato accademicamente insieme a gente come David Bohm, Giuseppe Arcidiacono e anche con il fisico premio nobel Abdus Salam. Pubblicato per la prima volta nel 2011 a seguito di una serie di incontri e conferenze sul tema della complessità, il libro è stato ampiamente rivisto e aggiornato con l’aggiunta di alcuni capitoli e di un’introduzione, curata da Silvano Tagliagambe, che chiarisce il quadro epistemologico in cui si va a collocare il dibattito sulla complessità come approccio scientifico. Lo stile, quindi, è molto colloquiale e adatto a qualsiasi lettore. Non occorre una grossa preparazione scientifica o matematica, anzi, il saggio si declina quasi come un dialogo implicito fra un relatore e un pubblico curioso. Come tale, in parte risente dell’asistemicità tipica delle opere dialogiche. I concetti vengono espressi in forma semplice, ma anche metaforica e, di conseguenza, richiedono una lettura più approfondita per essere compresi nella loro interezza. Questo, tuttavia, non intacca il valore dell’opera, la precisione con cui il lettore viene introdotto in un mondo che di per sé non ha molto di intuitivo. Gettare uno sguardo all’universo della complessità è come abbandonare i vialetti illuminati per imboccare sentieri tortuosi che si perdono nel folto del bosco, ma questo libro ha il pregio di renderli percorribili con una guida esperta e sicura. Tocchiamo con mano lo stadio attuale dell’evoluzione della conoscenza. Dalla necessità dell’indeterminato secondo la fisica quantistica, a una concezione in cui le variabili diventano agenti. Dalla necessità delle leggi della fisica a quella che Ettore Majorana definì “arte del governo” come strumento di interpretazione dei fenomeni.