
La voce circola da un po’. A quanto pare il barbiere ruba i soldi ai suoi clienti. E anche io l’ho notato. Fatti i conti in tasca, mi mancano dieci euro. E la storia è andata avanti così fino a quando uno dei suoi clienti non gli ha teso un’imboscata e l’ha beccato sul fatto mentre gli prendeva i soldi dalla giacca che aveva messo nello sgabuzzino. Così lo ha riempito di schiaffi, fino a quando il barbiere non è riuscito a scappare. Dopo un po’ il negozio ha riaperto e il barbiere, ai pochi clienti occasionali che ora frequentano il suo negozio, dice di essere stato aggredito da un ladro. Ma io continuo ad andarci e a farmi tagliare i capelli da lui, perché tutti i suoi ex clienti vengono a battere cassa e il barbiere non sa più come far fronte ai debiti. Ne ho parlato con mia moglie e lei mi ha risposto: comportati da uomo. E così ho fatto. Torno regolarmente nel suo negozio con qualcosa in più nel borsellino, che lascerò dentro la giacca appesa nel solito sgabuzzino… Lei non ricorda con precisione quando quell’uomo dall’aria stanca abbia cominciato a frequentare la mensa dei poveri dove lei presta servizio volontario. Lì ci passa un sacco di gente, persone dall’aria stanca e dagli occhi spenti. Come quelli dell’uomo: sottili e del colore della cenere. Ma sa che gli fa pena, vorrebbe conoscere la sua storia. Quando lei riesce a fargli scivolare di nascosto un piccolo dolce nella tasca della giacca, l’uomo viene scoperto e scompare dalla mensa dei poveri. Lei confessa la sua colpa, se di questo si tratta, e abbandona il servizio per tornarsene a casa. È lì che, mentre sta lavorando in giardino, l’uomo ricompare e lei apre la sua porta…
Di cosa parliamo quando parliamo di vita? Non a caso ho parafrasato il titolo di una raccolta di Raymond Carver, del quale ho creduto di ritrovare una certa “anima” e un certo stile nei tredici racconti scritti da Giovanni Battista Menzani, architetto e scrittore. Perché in questo volume è di vita vera che si parla. Delle vite degli altri, del dolore degli altri. E lo si fa da una posizione privilegiata, come se fossimo lì, nascosti dal mantello dell’invisibilità, accanto a loro. Una raccolta che non stento a definire un inno all’umanità, quella invisibile e minuscola ma che con i suoi gesti, altrettanto invisibili e minuscoli, compie dei gesti eroici che riescono a dare colore a una vita e spessore a un’esistenza altrimenti dimenticata o destinata ad essere schiacciata. L’uomo che continua a farsi “rubare” soldi dal barbiere per aiutarlo, o la donna che apre la porta della sua casa a questo pover’uomo, sono solo un piccolo esempio di quello che potrete trovare in questi racconti che, pur molto diversi tra loro, hanno la comune caratteristica di dare visibilità a queste esistenze sulle quali Giovanni Battista Menzani apre una piccola finestra come per dirci: ecco, li vedete? Guardateli mentre vivono così, ascoltateli mentre parlano e sentite le loro parole e non dimenticatele perché, seppur dette sottovoce, sono importanti. Alcuni vi commuoveranno, come la storia del bambino e del suo cane lupo, altri vi faranno riflettere. Lo slogan “Costruiamo, insieme al prossimo, un grande Progetto di Liberazione dai Sensi di Colpa” fa pensare. Il protagonista, che fa parte delle Squadre per la Liberazione dai Sensi di Colpa è lì per aiutarci a non provarne, a non ascoltare il grido di dolore degli altri. Perché le ingiustizie sono di questo mondo. Sono, insomma, la normalità e come tale vanno accettate.