
Nella vita ci si augura sempre che un problema, qualunque esso sia, abbia sempre una soluzione facile: ma di solito non è cosí che vanno le cose. Al contrario, il successo dipende da cento piccoli tentativi, uno dopo l’altro, e da un impegno sovrumano. E collettivo: si è abituati a pensare alla professione medica come a uno sforzo intellettuale solitario, però il fatto che funzioni spesso dipende assai più dall’accertarsi che tutti si lavino le mani che da una diagnosi difficile. In sala operatoria, anche il 90 per cento di attenzione nel lavarsi le mani appare oggi inadeguato. Si resta inorriditi se un solo medico o un’infermiera dimenticano di sfregarsi le mani prima di accostarsi al tavolo operatorio, e certo non ci si stupisce se poi il paziente sviluppa un’infezione. Dopo Lister, vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento e inventore del metodo antisepsi, si è fatto moltissimo: guanti e camici sterili, mascherine sulla bocca e cuffie sui capelli, antisettici sulla pelle del malato, lenzuola sterili, gli strumenti passano in sterilizzatori a vapore o, se sono troppo delicati per tollerare la pressione, chimici. Praticamente ogni dettaglio della sala operatoria è stato reinventato in funzione antisettica, tanto che si è aggiunta una persona all’équipe che esegue gli interventi, l’infermiera circolante, il cui lavoro consiste essenzialmente nel mantenere asettica l’équipe stessa…
Atul Gawande, medico chirurgo statunitense di origine indiana che fra le sue mille attività esercita al Brigham and Women’s Hospital di Boston, è Assistant professor alla Harvard Medical School e autorevole firma di varie pubblicazioni e redattore di diverse e prestigiose testate come il “New Yorker” e “Internazionale” (nonché finalista sedici anni fa col suo primo libro, Salvo complicazioni, addirittura del National Book Award), ha l’accuratezza scientifica del saggista divulgatore e l’ampio respiro del narratore dalla prosa elegante: questo libro trascende ogni categoria. È la storia della sua vita questa che esce in ebook a dieci anni di distanza dalla versione cartacea, un’esegesi anche ricca di aneddoti della professione medica, un racconto avvincente, ma soprattutto, cosa vieppiù importante in questa nostra società dove sembra sempre che l’imperizia, la trascuratezza e l’assenza di merito spadroneggino, uno sprone fondamentale dal punto di vista etico, civile, morale ed esistenziale a fare sempre del proprio meglio, perché qualunque lavoro è importante, dà dignità, migliora il mondo e salva vite. A maggior ragione se si è dei dottori: per essere bravi bisogna seguire tre linee guida, a ognuna delle quali è dedicata una delle sezioni del libro, ossia la scrupolosità, il fare sempre la cosa giusta (e non è opinabile) e l’ingegnosità, che permette ogni volta di cavarsela.