
Confessioni dell’impostore Felix Krull – in passato edito in Italia con il titolo Confessioni del cavaliere d’industria Felix Krull, forse ritenuto oggi poco suggestivo e/o comprensibile – ha una genesi lunga e articolata. Nel 1905 un avventuriero e truffatore romeno, tale Georges Manolescu, aveva conquistato le prime pagine dei giornali e pubblicato persino una vendutissima autobiografia (che nel 1929 il regista Viktor Turžanskij poi portò sul grande schermo con un film interpretato da Ivan Mozžuchin e dalla star Brigitte Helm, ma questa è un’altra storia). Spiega Roberto Fertonani: “Le memorie di Manolescu – l’editore ne aveva mandato una copia anche a Thomas Mann – furono accolte con interesse in quella belle époque che amava le sensazioni del proibito. Mann stesso fu conquistato dalla individualità di Manolescu, nonostante la rozzezza del suo stile”. Nel 1910 quindi iniziò a lavorare ad un romanzo che raccontasse la “carriera” di un personaggio simile, ma nel 1911 e 1912 si interrompe per scrivere La morte a Venezia; poi lo riprese e si interruppe ancora per lavorare a La montagna incantata. Tra 1911 e 1937 escono alcuni frammenti del romanzo, che viene completato solo nel 1954: “(…) Se Mann non ha mai abbandonato del tutto il personaggio di Felix Krull, per oltre un quarantennio lo ha costruito poco a poco, negli intervalli tra le opere che più urgevano di essere risolte”. La vicenda si svolge in Germania, Francia e Portogallo negli anni che precedono la Prima guerra mondiale. Dopo il fallimento dell’azienda paterna, Felix viene spedito a lavorare a Parigi da un conoscente, gestore di un albergo. Nella capitale francese, che sta vivendo anni spensierati e promiscui, il ragazzo inizia la sua ascesa da garzone d’hotel a protagonista della vita mondana affinando innanzitutto l’arte della seduzione. Di donna in donna, arriva infatti a conquistare il cuore e il corpo di una signora che gli apre le porte della ricchezza e della borghesia “bene”. Mentre la sua scalata sociale prosegue inarrestabile – a tratti con toni e situazioni quasi da commedia all’italiana – Felix segue la stella polare dell’autostima e del vantaggio personale, non quella dell’integrità o della verità, e non ha anzi alcuno scrupolo o esitazione a imbrogliare qualcuno se questo può portargli guadagni materiali o piaceri della carne. Il senso di colpa? Lui non sa cosa sia. Spietato come un predatore ma non violento, il protagonista del romanzo di Mann è per larghi tratti percepito dal lettore come una simpatica canaglia, un bugiardo matricolato che si infiltra, con sagacia e ferocia, tra le maglie di una società borghese vacua e inconsapevole dell’apocalisse di piombo e fuoco che sta per abbattersi sull’Europa.