
Mario è orfano. La guerra ne ha generato tanti, a Palermo. Dei suoi genitori un vago ricordo. A riempire le sue giornate solo la zia Ninetta. Ha tredici anni quando lo abbandona anche lei, lasciandolo affamato d’amore. Qualche anno dopo Mario decide di diventare carabiniere, per questo inizia a studiare come non ha mai fatto. Nel pieno della sua pubertà conosce l’amore per la prostituta del quartiere. Un impulso per anni represso. Mentre la vita scorre, al mercato incontra Melina e se ne innamora perdutamente. Quella ragazza dal seno prosperoso, tanto mingherlina quando decisa, gli fa perdere letteralmente la testa. Devono sposarsi subito. Melina ha sedici anni e non vede l’ora di varcare la soglia della sua indipendenza da una famiglia troppo oppressiva, Mario ha i giorni contati, dato che manca poco alla sua partenza per Roma. Il suo sogno di diventare carabiniere è finalmente diventato realtà. Il loro matrimonio si consumerà mesi dopo, tra l’inesperienza di Melina e l’impulso aggressivo di Mario. A Roma Mario ha nostalgia della sua nuova famiglia e dei suoi luoghi. Ecco perché ribattezza piazza delle fate Cortile Nostalgia. Quel luogo lo tiene legato, proprio come succede a tutti i suoi abitanti...
Cortile Nostalgia è un luogo fisico, ma anche uno stato mentale, lo stesso che aggroviglia i personaggi del romanzo di Giuseppina Torregrossa. La nostalgia è una brutta bestia. Induce a prendere decisioni avventate, mosse dall’esasperata necessità di cibarle. Mario e Melina sono l’incarnazione della nostalgia. La nostalgia di quell’amore che non hanno mai avuto e che provano a trovare l’uno nell’altra. La nostalgia di un ideale di famiglia che non hanno mai vissuto e che vorrebbero costruire con l’arrivo di Maruzza. In una Palermo distrutta dal dopoguerra si svolge una storia familiare attraverso diversi decenni, per arrivare al 1978. Gli anni si portano dietro il cambiamento. Il cambiamento della società e degli stessi protagonisti del romanzo. Ciascuno di loro subisce e attraversa un’evoluzione, spesso non voluta ma necessaria. Ciò che non cambia è il fulcro delle loro vite, le fate del Cortile Nostalgia che li tengono avvinghiati. Quel Cortile sarà sempre il loro rifugio, il porto sicuro in cui approdare quando la vita darà le sue lezioni. Il luogo dove ristorarsi e trovare il proprio centro. La Torregrossa come sempre rende affamato di pagine il suo lettore. Le pagine scorrono come se gli eventi scorressero davanti ai nostri occhi. La storia diventa cibo che non sazia, ma rende satolli.