
Corinne cerca in tutti i modi di tenere a bada la tempesta emotiva che la sta assediando. Si tiene occupata con le solite cose: la spesa, i compiti di Roux, la casa. Ma il richiamo del mare è magnetico, ne è attirata come un insetto verso la luce e le accade così di dimenticarsi del colloquio con i professori, di non guardare il semaforo mentre è in macchina e passare dritta all’incrocio (era rosso?), di lasciare il forno acceso...Corinne non ha scelta, ad un certo punto il bisogno di fare chiarezza ed interrogare una volta per tutte quel mare che a volte prende e a volte restituisce non è più solo un capriccio: è una necessità per poter andare avanti, per riemergere dopo un tuffo nelle acque del proprio passato e poter finalmente camminare sulla terra ben saldi. Così scrive una lettera al marito Gus e gli spiega che ha bisogno di ritrovarsi, di cercare di capirla. Lo informa che il problema è suo, Gus è sempre stato paziente in questi anni ma ora è lei che deve agire e lo deve fare anche per la sua amica Blanche. Gli chiede di lasciarla andare, di perdonarla e, soprattutto, di stare vicino al piccolo Roux. Per giorni Corinne tiene la lettera nella borsa, indecisa, conscia che prendersi questo tempo potrebbe rovinare equilibri familiari e che Roux potrebbe cominciare ad odiarla. Poi, finalmente, un pomeriggio chiama il figlio vicino a sé e glielo dice. Gli dice che se ne deve andare ma non dà sicurezze o date di ritorno nonostante gli occhi imploranti del piccolo. Infila la lettera sotto al cuscino di Gus e se ne va...
Si dice “fare i conti con il passato”. In questo caso a fare i conti – letteralmente - è Roux, giovane ragazzo che non trova pace se non quando legge ed interpreta a suo modo la realtà attraverso i numeri (quante righe ha una maglietta, quanti nei ha il volto del suo amico, quanti pesci ci sono in una zuppa). Sua madre è andata via di casa, da un giorno all’altro, senza fornirgli troppe spiegazioni. Anche se Roux ancora non lo sa, è proprio per tentare di comprendere il suo passato che Corinne ha preso una pausa dal suo presente. Per rispondere alla domanda: cosa dobbiamo tenere, cosa dobbiamo lasciare andare? Forse sta tutto in questa scelta - dolorosa quanto vitale - il segreto per vivere con un certo equilibrio, per non caricarsi troppo di decisioni, errori, pensieri e rischiare così di sprofondare a terra e, allo stesso tempo, per non abbandonare ogni cosa e diventare tanto leggeri da volare via. Certo ci vuole coraggio, pazienza e qualche aiuto: una cioccolata calda con una punta di burro salato preparato con amorevolezza dalla propria nonna di certo non guasta; stringere un’amicizia con un vecchio bizzarro che passa il tempo in una grotta...beh, anche questo non è male. E prendersi tempo, tutto il tempo che ci vuole e che mille sveglie caricate e collezionate non potranno mai misurare. E il mare: sì, il mare può aiutare. Le onde che cullano o travolgono, che sospirano o ruggiscono; l’acqua che purifica o travolge. Il mare può dare e prendere ma la continuità del suo essere non può che consolare e dare risposte a chi saprà porre la giusta domanda.