
“Fede” è una parola che è sempre stata riservata alle “cose della religione”. Tanto che il solo pronunciarla fa pensare a Dio; a qualcosa che si dovrebbe credere; o che abbia a che fare in qualche modo con il misterioso, ciò che la rende indegna di uomini moderni, figli dell’illuminismo e della conoscenza scientifica. Il discorso potrebbe finire qui, se non fosse che l’uomo, per vivere, ha bisogno di un ordine collettivo che gli permetta di stare insieme ai suoi simili senza distruggere loro e se stesso. Un ordine sociale, sì; ma che può funzionare - al di là delle leggi, delle procedure, delle consuetudini - solo se l’uomo riesce ad avere… fede nell’altro uomo. Fiducia nel fatto che l’ordine non crollerà. Che la voglia di umanità avrà l’ultima parola contro la disperazione e la furia omicida che viene dall’inconscio. Quale sarà il “libro sacro” di questa fede laica? L’etica, il luogo vivo dove gli uomini si incontrano fra loro e stanno di fronte all’irripetibilità unica di ciascuno e nelle esigenze reciproche da soddisfare e da rispettare. Una morale che fagocita la religione, o che addirittura… possa fare a meno di Dio? Tutt’altro: una visione del mondo e dell’uomo che, piuttosto che irrigidirsi in teologie insostenibili, traghetti la divinità e il suo rapporto con l’uomo verso il nostro millennio, dove le ideologie si dissolvono e perfino lo spirito tende a farsi concreto…