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Cronache birmane

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2005. Il fumettista Guy Delisle si trasferisce in Myanmar – la nazione tra Cina e Thailandia che in passato era conosciuta come Birmania – al seguito della compagna Nadège, impiegata della ONG Medici senza Frontiere. Con la coppia viaggia anche il figlio Louis, di pochi mesi. Al termine di un volo infinito e massacrante, una sgradita sorpresa: a differenza di quanto credevano Guy e Nadège, MSF non ha messo a disposizione loro una casa, dovranno cercarsene una da soli, nel frattempo possono “appoggiarsi” nella guest house dove ci sono gli uffici della ONG. Ovviamente non è una sistemazione a misura di bambini piccoli, e Guy è costretto a passare le giornate a tampinare Louis che gattona per impedire che si faccia male e a sonnecchiare con lui. Fa un caldo assurdo, e dicono che peggiorerà: in Birmania c’è la stagione calda (quella in corso), quella molto calda e quella delle piogge. L’unica salvezza sono i condizionatori, ma la corrente elettrica va via continuamente. Per trovare casa Guy e Nadège si affidano a un agente immobiliare, che li chiama di continuo e sembra non voler capire le loro indicazioni: loro vogliono una casa piccola e lui fa loro visitare soltanto ville gigantesche e molto kitsch. Cambiano agente, allora. Una settimana dopo quello nuovo fa loro rivedere le stesse case. Alla fine la coppia si sistema in una stanza della casa di Asis, il capomissione di MSF, che ospita già Pierre, un tecnico. I due fumano un pacchetto di sigarette ciascuno al giorno ma sono gentili e ospitali. Guy fa la conoscenza di Seng Nan, la signora delle pulizie che pian piano diventa la tata di Louis e con Maung Aye, il custode, un uomo mite che mastica betel da mattina a sera come molti birmani e quindi ha i denti talmente arrossati da sembrare neri. “O meglio, per la precisione, quasi neri dal lato dove lo mastica, poi digradano fino al rosso ciliegia dall’altro lato”. La casa di Asis è in una piccola stradina, eppure c’è un traffico pazzesco e ci passano anche dei pullman a forte velocità. È perché più avanti la strada principale è bloccata, all’altezza della casa di Aung San Suu Kyi…

La cifra narrativa di Guy Delisle è ormai un marchio di fabbrica del fumettista canadese: il racconto minimalista della vita quotidiana di un occidentale in visita in Paesi esotici, con culture e usanze molto diverse dalle nostre e situazioni politiche e sociali complesse quasi incomprensibili dall’esterno, diventa una sorta di “reportage dal basso”, un punto di vista “leggero” su questioni “pesanti” a volte un po’ troppo disimpegnato ma sempre godibilissimo. Uno degli esempi più riusciti è proprio questo Cronache birmane, da molti addirittura ritenuto il fumetto migliore di Delisle. Il convitato di pietra di questa storia è Aung San Suu Kyi, la politica birmana Nobel per la Pace 1991 che ha passato la maggior parte degli anni tra 1989 e 2010 agli arresti domiciliari nella sua casa di Rangoon e che oggi è al governo del Paese. Ma la Birmania di Delisle non è quella di oggi: è quella dei primi anni del XXI secolo, quella della dittatura militare più dura, quella della censura su giornali e riviste tagliuzzati a mano da zelanti funzionari governativi, dei filtri sul web, della propaganda martellante, delle campagne zeppe di poverissimi contadini eroinomani e sieropositivi, del cambio arbitrario e improvviso della capitale da parte della giunta militare. È anche – e forse soprattutto – la Birmania della gente mite e remissiva, delle convenzioni sociali intricatissime, delle brocche d’acqua con i bicchieri lasciate per la strada a disposizione dei passanti assetati. Un luogo remoto (e già oggi molto cambiato) che ormai è possibile visitare solo leggendo libri come questo. Basterebbe questo, come motivo per farlo: ma ce ne sono molti altri.