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Cronache dal Paradiso

Cronache dal Paradiso

Il primo paradiso di Serena è il grande giardino che circonda la villa di famiglia: aiuole di fiori multicolori, ramerino profumato e un enorme cespuglio di ortensie azzurre. Intorno l’antico uliveto e il grande bosco di castagni, un eden rigoglioso di colori e profumi, ricco di teneri ricordi. Estati senza fine passate ad arrampicarsi sugli alberi, a nascondersi tra le ortensie di nonna Enrica, che sotterrava chiodi arrugginiti tra le radici per ottenere quel romantico azzurro polveroso, una tonalità che Serena non è mai riuscita a riprodurre. Il paradiso dipende da noi, sosteneva Emily Dickinson, è la ricerca del vero eden terrestre ha fatto affrontare rocamboleschi viaggi a uomini e donne di ogni epoca e cultura. Il primo di cui sia memoria è il nobile cristiano di nome Amaro, che diede in beneficenza ogni suo bene per poi salpare verso l’Oriente sconosciuto insieme a quattro amici carissimi che non volevano lasciarlo andare da solo alla ventura. Mesi di traversie e incontri insoliti quando finalmente un eremita indica ad Amaro un sentiero impervio che lo porta fino a un castello ricoperto di gemme e metalli preziosi e circondato da un altissimo muro che ne impedisce l’accesso, controllato da un angelo guardiano. Amaro può solo sbirciare per pochi attimi dal buco della serratura il tanto agognato paradiso terrestre e vede che...

Serena Dandini conduce e scrive programmi di satira per radio, tv, teatro, è un’attivista per i diritti delle donne e scrive libri. In Cronache dal Paradiso condivide ricordi, parla di piante, fiori, erbe, ma allo stesso tempo racconta anche di chi ha messo al centro della propria vita la cura e l’osservazione della natura. Ricorda che “per gli uomini e per le piante la cura dell’amore è l’unica medicina che non deve mai mancare” e che la relazione con le piante insegna quelle che oggi sono considerate “inclinazioni rivoluzionarie”: cura e gentilezza. Serena Dandini invita a coltivare l’anima come un giardino, riportando alla luce personalità, tra cui molte donne, che dell’umana ricerca del paradiso in terra hanno fatto il centro della propria vita. Tanto per citarne alcuni, (perché Dandini parte da Eva per arrivare a Alessandra Mee e al suo fior di luna che sboccia una volta l’anno, di notte, per svanire all’alba), nel Settecento Jeanne Baret, per diventare una botanica riconosciuta, si travestì da uomo e salpò per girare il mondo con l’insigne De Bougainville; mentre Claude Monet, ormai quasi cieco, viveva per il giardino della sua casa di Giverny e dipingeva continuamente le ninfee che vi coltivava; oppure seguiremo Vladimir Nabokov a caccia di farfalle, scopriremo il lato oscuro delle piante seguendo Agatha Christie. Una girandola di personaggi coraggiosi e stravaganti che possiedono “una forte immaginazione, requisito indispensabile per giardinieri e sognatori”. Pagine che scivolano una dopo l’altra seguendo il Sa luo wei qi, ovvero libere asimmetrie e allegre irregolarità, una lunga chiacchierata con il lettore che ha lo stesso stile dei monologhi teatrali di Dandini, in cui gli argomenti si succedono passandosi il testimone dell’ironia.