
Tyler, Texas. Leonard è appena tornato dalla guerra del Vietnam, il suo amico Hap, che al contrario è appena uscito di prigione per essersi rifiutato di assolvere agli obblighi di leva, lo va a prendere alla stazione degli autobus. Appare il veterano che, strano a dirsi, anziché presentarsi con l’uniforme del reduce e lo zaino militare in spalla, è vestito da perfetto cowboy: cosa originale per un nero. I due amici - il nero Leonard e il bianco Hap - non si vedono da due anni, ma è come se si fossero lasciati la sera prima. Vanno a pescare sul fiume e passano la notte in tenda. Quei due anni e le opposte scelte non li hanno divisi: ciascuno dei due sa che l’altro ha seguito la convinzione di fare il proprio dovere... Hap e Leonard, ancora minorenni, decidono di guadagnarsi qualche soldo facendo da sparring partner in una palestra di neri. Ma Hap, forse perché bianco, viene messo alla prova: gli affibbiano subito un pugile detto “l’Assassino” che si mette a combattere come se non fosse un semplice allenamento. Hap lo ricambia con la stessa moneta e lo stende: i due amici non verranno assunti... Il bar del Watering Shed ha una clientela per la quale i neri non sono esattamente i benvenuti ma Leonard insiste per andare a bere lì qualche birra. Hap è teso come l’atmosfera che si crea nel locale e non ordina niente. A fare indispettire il barista è il fatto che il ragazzo non consumi, non il fatto che sia in compagnia di un “negro”. Interviene finalmente un cliente che accusa il proprietario di tollerare il “culo nero”: sarà battaglia tra visi pallidi, e i due amici ne usciranno indenni... Hap ricorda di quando era bambino e andava con tutta la famiglia a trovare la nonna alla fattoria di campagna. Tutto ruotava attorno alla preparazione del cibo e lui tornava a casa felice e pieno di cose buone...
Si ha la forte impressione che la letteratura americana di matrice WASP non abbia veramente più niente da dire. Ripetitiva nel linguaggio e nelle situazioni, sempre uguale a se stessa, ottusamente orgogliosa e fiera di risolvere sempre tutto con situazioni violente. Leggiamo sulla quarta di copertina: “Joe Lansdale sta al racconto pulp come Tarantino sta al cinema”. Ma quando mai? Grazie a Dio Tarantino non è WASP, fermo restando che Cronache dal selvaggio West non è assolutamente un romanzo pulp. Leggiamo ancora di “umorismo nero” (neanche l’ombra) e di “personaggi esilaranti”. Forse per “esilarante” si intende quel linguaggio trito e ritrito alla ricerca dell’effetto nei dialoghi alla “Ho steso quel tizio che, giuro amico, era così alto che per baciargli il culo dovevi salire in groppa a sua madre”; quelle similitudini forzate alla “La porta del negozio di Ben la trovi subito, è la più larga del paese: più larga del culo di una puttana di New Orleans”. Che ridere. Sono quarant’anni che sentiamo queste forzature costruite e posticce in film e romanzi che, grazie alla povertà di linguaggio stelle e strisce, li rendono tutti omologati i come prodotti del supermercato. C’è un unico tocco di originalità in questo libro di racconti e, francamente, se Joe Lansdale se lo fosse risparmiato, non avrebbe fatto un soldo di danno. Per essere un libro made in USA, il trovare un ricettario alla fine del libro – cosa abusata invece in Europa e America Latina - giunge inaspettato. Un ricettario che annovera preparazioni come l’utilissimo Frappé al cioccolato (mica col cioccolato, per carità, con lo sciroppo di cioccolato, il latte in polvere al malto, il gelato marca Pop alla vaniglia), le acrobatiche Uova al formaggio (uova in padella cotte oltre ogni ragionevole limite, burro spray, formaggio di non si sa quale natura comprato già grattato) e uno stupefacente Minestrone di Minnie per eseguire il quale si passa più tempo al supermercato che davanti ai fornelli. Qualche ingrediente: 2 lattine di brodo di pollo, 2 lattine di salsa, 1 lattina di fagioli, 1 di pomodori a cubetti scolati, 1⁄2 cucchiaio di prezzemolo in fiocchi essiccato, 1 cucchiaio di basilico disidratato... e così via. Tutte ricette affogate in un turbine di latte condensato, melassa, sciroppi, crackers col burro di arachidi, bibita Dr Pepper da mettere nel congelatore per scioglierci dentro il gelato alla vaniglia... ecco: la qualità delle ricette rappresenta perfettamente lo spirito dei racconti stessi. L’unica differenza sta nel fatto che i racconti non sono Pulp, le ricette, sì.