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Cuore di birra

Cuore di birra

Angelo Babacar Bossi è un detective privato che sta scappando dalla mafia nigeriana, che lo vuole morto. Per salvarsi ha deciso di imbarcarsi e diventare un cooperante di una ONG. La nave è diretta in Senegal, nella città di Saint Luis, terra d’origine dei suoi genitori naturali - che Angelo non ha mai conosciuto: è cresciuto infatti in Italia in una famiglia bergamasca, a Bracca, un piccolo paese della Val Brembana. Angelo non sta soltanto fuggendo, in fondo. Vorrebbe conoscere chi erano i suoi genitori naturali e scoprire di più sulle sue origini africane. Mentre trascorre le sue giornate a lavorare per ricostruire la facciata di una chiesa a Saint Luis, conosce Camilla, una volontaria che qualche giorno prima è venuta a sapere che a poca distanza dal villaggio è scomparsa una bambina, Yacine. La volontaria sa che lavoro svolge Angelo in Italia e vuole che incontri la signora Awa Djouf, nonna della piccola Yacine. Angelo dopotutto non ha molto da fare e da perdere: “Sono con le spalle al muro, il mio soggiorno alla missione scadrà fra tre settimane, ero venuto per scappare dai nigeriani, dalla birra e per cercare qualche indizio sulla mia famiglia, e ho trovato tutto in una settimana. Teh, accetto. Voglio tre pecore, ma solo se ritrovo la bambina”...

Cuore di birra è il terzo episodio della serie dedicata alle avventure del detective privato Angelo Babacar Bossi. Pur essendo africano di nascita, non conosce niente del suo Paese: si sente profondamente bergamasco, ama la birra belga dei frati trappisti e ascolta solo musica grunge. Quando arriva in Senegal, Angelo si sente uno straniero, ciò che lo accomuna a quelle persone è solo il colore della pelle. Con quest’opera l’autore affronta vari temi molto attuali in Senegal e nell’Africa in generale: la forte ingerenza politica francese, le multinazionali che sfruttano la manodopera locale e i flussi migratori all’interno dell’Africa, prima che fuori da essa. Quest’ultimo aspetto sconvolge Angelo, cresciuto a pane e Lega: profondamente convinto che tutti gli africani emigrino solamente verso l’Europa, resta stupito quando scopre che in realtà i maggiori flussi migratori avvengono da uno stato all’altro dello stesso continente africano. L’indagine lo porterà a conoscere la vera storia dei propri genitori, i danni del colonialismo e soprattutto l’esistenza del razzismo tra neri e i terribili campi profughi. Sebbene l’autore tocchi temi seri e attuali, l’opera è molto divertente, Angelo Babacar Bossi è un detective fuori dagli schemi, ignorante, senza peli sulla lingua, sbruffone e simpatico. “Io sono questo e quello, il bianco e il nero e il nero e il bianco. Il forestiero più attaccato alle tradizioni del luogo di adozione che ci sia in tutta la provincia di Bergamo, l’Angelo Babacar Bossi d a Bracca, un migrante autarchico e stanziale”.