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Dacci oggi il nostro male quotidiano

Veneto. Ai giorni nostri, primi mesi del nuovo anno. Un professionista dagli occhi verdi e in leggero sovrappeso decide di lasciarsi finalmente andare, si firma Botero e prenota un trattamento in una città diversa dalla sua ma vicina; il Lulu Club di Verona gli fa pagare 800 euro per mettersi nudo lasciandosi solo perizoma cappuccio e collare, poi per essere dominato, frustato, torturato da donne mascherate. E fotografato, a sua insaputa, per ricattarlo. Un medico vuole uscire da quello stesso “gioco” dopo un’innocente battuta casalinga del figlioletto obeso; chiede un appuntamento alla capa, la cinese, pelle lattea e occhi a mandorla, esile e avanti con gli anni; le dice che abbandonerà le crudeltà che sta facendo per loro, pur senza tradire l’organizzazione. Appena esce, alleggerito, lei lo fa uccidere da due sicari che predispongono la messa in scena per un suicidio di vergogna accanto a tre foto sadomaso in cui una donna gli ha infilato nell’ano il braccio fino al gomito. Akiki è un bimbo nero che corre veloce, scappato dalla guerra, mamma morta e papà ammalato, giunto in Italia per deserto e per mare dopo un lungo terribile viaggio, insieme alla piccola Nasiche; fanno parte della scuderia di una decina di delinquentelli schiavizzati dall’alto e grosso Mamodou e dal feroce boss Musoke. Per caso a Treviso incrocia sull’argine del Sile il diciottenne Josh che si sta allenando, pian piano diventano amici, Akiki conoscerà anche i genitori separati, il possente allenato David Scarpa, famiglia di vinaioli, già nelle forze speciali militari e ora buttafuori a Venezia, 39enne legato alla bionda bellissima laureata ballerina di night Nina, e Stella il cui compagno è un intelligente avvocato pacifista. Ma molto dolore e molto sangue dovranno scorrere per cercare di estirpare qualche individuo e qualche violenza di troppo…

L’ingegnere meccanico Massimo Rossi (San Donà di Piave, 1958) scrive bene e da qualche anno pubblica anche romanzi. Questo è il terzo, ambientato in città diverse del Veneto, narrato in terza persona varia, protagonisti sia buoni che cattivi, capitoli secchi e concisi senza particolare introspezione. Contano l’intreccio e l’avventura, l’hard-boiled noir più che l’intrigo giallo, a sottolineare il tanto “male” che c’è di continuo per il mondo (da cui il titolo). Nessuno ne viene risparmiato, anzi alcuni traggono piacere dalle pene e dalle umiliazioni, fisiche e psicologiche, nell’infliggerle e/o nel riceverle. Poi c’è il crimine organizzato che su ciò specula e gestisce i mali. Le peripezie dei personaggi vengono di tanto in tanto inframezzate dal racconto delle sofferenze di Akiri prima di arrivare, il suo villaggio africano poco raccomandabile, venditori e compratori di bambini nelle zone di conflitto armato, il punto di vista di un minore non accompagnato, delle sue speranze e dei suoi affetti, fra i tanti che arrivano nel nostro paese. Anche David, del resto, era andato in guerra per fare del bene a chi la subiva; e dovrà di nuovo ricorrere alle maniere forti per affrontare i malvagi. La cinese beve Moutai, gli altri i buoni prodotti delle nostre vigne. Alexia, ragazza cieca, suona meravigliosamente al pianoforte il Chiaro di Luna alla festa del suo sedicesimo compleanno, in attesa dell’operazione forse risolutiva.