
23 dicembre. John si gode il bagno nella sua vasca idromassaggio mentre sua moglie Linda va avanti e indietro per la casa, presa dai preparativi e dall’attesa dell’arrivo dei figli. Il primo a giungere a casa è il primogenito Sam, segue poi la più piccola Chloe, che sta ancora facendo un tirocinio nonostante si sia laureata già da due anni. John pensa che lui a trent’anni aveva già Sam e lavorava, ma allora erano altri tempi, si dice. Il volo di Sasha è in ritardo e per di più lei e Linda ci hanno impiegato più tempo del previsto a tornare a casa (pur considerando il traffico natalizio) perché le hanno perso la valigia. Quando tutti sono a letto John ripensa al passato, a quando Sasha si feriva con le pinzette e le forbicine finché non l’avevano portata dell’analista, alla settimana in cui Linda era stata in un centro di cura dopo che aveva chiuso John fuori di casa e portato i bambini da sua madre. Una sera Sasha, a 9 anni, aveva pure chiamato la polizia per denunciare il padre. Linda era riuscita a spiegare che si era trattato di un malinteso, ma, appena tornata dalla casa di cura aveva preteso che John andasse dall’analista. Lui ci era andato solo due volte e aveva interrotto quasi subito anche la cura con gli antidepressivi, eppure era comunque riuscito in qualche modo a governare la rabbia...
What can you do with a general è il primo dei dieci racconti di Daddy, racconti che scavano nelle viscere più segrete dell’animo umano e delle diverse relazioni. In tutti si percepisce un’atmosfera un po’ sinistra, dovuta ai tanti non detto che lasciano presagire il peggio, come se una sopita e repressa violenza fosse sempre pronta a esplodere. È come se fossero dei racconti “sospesi”: la Cline ci catapulta, infatti, in degli istanti ben precisi della vita di questi personaggi e, allo stesso modo, chiudendo la finestra aperta su quel singolo momento della loro esistenza ci chiude anche la visione sul loro mondo, lasciando così il lettore a riflettere e mettere insieme i pezzi di quanto appreso per trarre una storia più ampia, che abbracci il passato e magari anche il futuro di queste persone. Con un linguaggio mai banale, ricercato ma non pesante e, soprattutto, non pedante, la Cline si addentra nella descrizione dei complicati rapporti umani (in particolare, quelli uomo-donna e padre-figli) con un’introspezione talmente profonda del protagonista di ogni racconto che il lettore riesce a coglierne il carattere e la sua sofferenza, nonostante la brevità e la ristretta connotazione temporale.