
Settembre 2016, zona arrivi di Malpensa. Damiano proprio non se lo aspettava di scappare così dall’Africa dopo dieci anni vissuti lì, lavorando come fotoreporter. È successo tutto in poche settimane. A giugno 2016 ottiene un’esclusiva per foto e video della protagonista ugandese del film Disney Queen of Katwe. È una produzione grande, con una risonanza mondiale, addirittura si parla di Oscar. Per Damiano può essere l’occasione della vita. Il film è ambientato nelle baraccopoli di Kampala, in Uganda, proprio nello slum in cui vive anche la giovane promessa del cinema, l’attrice che interpreta la protagonista. Damiano ha avuto questa esclusiva dal presidente di un’associazione che si occupa dei minori che vivono in condizioni difficili. Ma verso settembre in mano a Damiano arrivano indizi che sembrano dimostrare crimini di pedofilia e abusi proprio perpetrati dal presidente di quell’associazione, e tra le tante vittime ci sarebbe anche la giovane attrice. Cosa fare dunque a questo punto? Fare finta di nulla e proseguire come se nulla fosse successo, probabilmente ottenendo anche una discreta fama dalla pubblicazione delle foto, oppure denunciare quello che ha scoperto? Non c’è molto da pensare in realtà, e dopo aver chiamato in aiuto l’amico e collega Pietro, continua a indagare e scopre fatti davvero gravi. Il 21 settembre, quando il reportage è pronto, decidono di mandare tutto all’agente di Damiano, che dagli Stati Uniti può occuparsi della distribuzione. Ma la situazione inizia a farsi brutta: dopo essere stati all’ambasciata italiana, a Piero e Damiano viene consigliato di lasciare il Paese, perché l’incriminato, ovvero il presidente dell’associazione umanitaria, fa parte dei Partito del Presidente dell’Uganda e la loro indagine può averli messi seriamente in pericolo...
Via dall’Africa è l’amaro memoir di Damiano Rossi, fotoreporter che ha vissuto nel continente africano dal 2007 al 2016 (http://damianorossiphotojournalist.blogspot.com/). Partito per un progetto di cooperazione internazionale con la moglie, era approdato in un paesino nel Burundi e per dieci anni ha lavorato come fotoreporter girando gran parte dell’Africa e collaborando con molti media internazionali. É proprio nel contesto di un suo reportage che si è trovato nei guai, perché il soggetto delle sue indagini era una persona potente e pericolosa. Il libro parte quindi dal suo ultimo lavoro sul suolo africano e poi va a ritroso, ricostruendo gli anni che ha passato nel continente africano. I vari racconti che troviamo sono dislocati nello spazio e nel tempo, perché seguono i suoi più importanti lavori da fotoreporter, ma sono anche uno spaccato sulla nuda e cruda vita in Africa. Damiano Rossi ci porta con sé nei retroscena del suo reportage sulla boxe che ha fatto a Kampala nel 2012, ci fa assistere alla nascita del Sud Sudan il 9 luglio del 2011 e ci conduce direttamente sul delta del Niger, dove le terre e gli uomini sono sfruttati dalle compagnie petrolifere. Il tratto interessante di questo testo sta proprio nel trovare, tra le righe dei racconti dell’autore, la concretezza della vita, pillole di quotidianità che aiutano ad aprire gli occhi su una cultura diversa dalla nostra. Nonostante una scrittura che risente dell’inesperienza dell’autore la lettura è avvolgente e, come se fosse davvero un album di fotografie, ci permette di rubare, con discrezione, piccoli pezzi di un mondo che l’autore che avuto modo di vivere a lungo, di conoscere e amare, con tutte le sue contraddizioni.