
Barcellona Pozzo di Gotto, Messina, settembre 2019. Nella tenuta Lopez verso i monti Peloritani sorge un piccolo vigneto di uva bianca da cui ogni anno vengono alla fine prodotte 1.500 bottiglie di bianco frizzante, il Bolle Chiare. Il cinquantaduenne Giuseppe Scordia detto Pippo lavora quella terra da quarant’anni. Una mattina presto vi giunge con la sua Panda e vede la Jeep Renegade del quarantaduenne celibe Marco Lopez, il proprietario di cui poi rinviene pure il cadavere, sotto l’albero di albicocche. Chiama i carabinieri, arriva presto il bel maresciallo Gianluca Mariangelo dalla barba scura, raggiungendo il brigadiere calabrese Fabio Fascia, il PM Rosamaria Sbarbato, quelli della scientifica e la nuova graziosa dottoressa legale Beatrice Sorrentino, palermitana e bionda, dai tacchi vertiginosi, lì al primo incarico. La vittima è il terzo figlio di Guglielmo, nato da una relazione extraconiugale con una ballerina di Flamenco, ha avuto la tenuta in eredità, mentre agli affiatati “regolari” maggiori fratello Alfredo e sorella Vittoria è andata la gioielleria di famiglia. Si tratta di un feroce accoltellamento, ventidue volte, con rabbia, prima alle spalle. Gianluigi vede il corpo e subito rigurgita caffè e succhi gastrici, in simili occasioni gli capita sempre. Fra l’altro, è stato appena lasciato dalla moglie Giuseppina, tornata a Lipari dai genitori, si trova triste e solo, sempre con il terrore del mare; dopo sei anni deve pure traslocare nella vecchia abitazione degli amati propri genitori (già morti), si arrangia, riprende a fumare, riflette sui criminali intrighi (prestiti a strozzo, amori clandestini) oltre che sull’indagine parallela, relativa a un pirata della strada e assegnata alla brava recluta ventinovenne Ettore Soraci. Poi viene pure strangolato un trans e il caso diventa davvero pericoloso…
L’anestesista e scrittore Antonino Genovese (Barcellona Pozzo di Gotto, 1984) prosegue le fiction sui crimini ventosi; l’interessante serie è giunta al terzo bel romanzo, un intrattenimento semplice e godibile. Nel prologo, il Maestrale soffia da nord-ovest, tra ponente e tramontana, e con sé porta morte e dolore, mentre la terra della grande cittadina s’intinge di sangue e il maresciallo è tenuto sotto tiro da chi ha già commesso altri delitti (da cui il titolo). Questa volta il vento si combina con l’emicrania, soffia forte e s’insinua, imperversa e intralcia. La narrazione è in terza fissa sul protagonista (con le rarissime eccezioni di un paio di collaboratori), al passato. L’appena abbandonato Mariangelo piace comunque alle donne, con Beatrice si cercano e anche l’altra magra minuta nuova dottoressa Melania Villa subisce il suo fascino, è stata incaricata di valutare lo stato psicologico dei militari, li interroga tutti, mentre lui sta affrontando gli omicidi, infastidito. In guardiola, l’alto e magro Marcello Dominici prepara il caffè, legge la “Gazzetta dello Sport” e tifa i partenopei: “Mannaggi’a Sarri e De Laurentiis. U’ Napoli non ingrana quest’anno”. Nel 2023 Spalletti forse lo avrebbe indotto a cambiare commenti. Tanti altri vini accanto a quelli, significativi, della tenuta: lambrusco, prosecco e Bolle Nere, ma spesso ovviamente anche la Birra Messina ai cristalli di sale, restiamo sempre in quell’area metropolitana.