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Delitti a Venezia

Delitti a Venezia
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Quando gli uomini erano ancora schiavi di qualcuno, a Venezia esisteva una tradizione perpetuata ogni anno: il padrone aveva la facoltà di rendere la libertà a uno dei suoi vogatori. In genere si trattava del più meritevole, di uno schiavo fidato e in quel preciso momento della scelta ognuno si sentiva l’uomo giusto per tanta grazia, ma al tempo stesso abbastanza angosciato, nel caso non fosse stato scelto. È per questo motivo che quando ad essere salvato dal padrone fu un giovane ragazzo biondo con il viso da angelo, su cui già giravano abbastanza voci, segreti che era meglio restassero nell’ombra se non si voleva rimetterci la pelle, Andrea, uno dei rematori più anziani, reclamò a gran voce il suo diritto a essere liberato, scelta temeraria che gli costò una botta con il calcio di un fucile da parte di una guardia, che lo lasciò svenuto. Forse è proprio quello schiavo ad essere un antenato del Commissario veneziano Andrea Vianello, che l’ha scoperto proprio la sera prima in un convegno: il suo cognome deriva proprio da quella prassi, “via-anello”, appunto la liberazione di uno schiavo dell’anello che portava al collo. Il Vianello di oggi si sente un privilegiato: abita in una città bellissima, è a capo di un commissariato che si trova a due passi da casa sua, in un palazzo ottocentesco dalla vista invidiabile, inoltre ha un terrazzino dove la mattina, appena sveglio, prende il caffè, un delizioso punto dove godersi la spettacolare Venezia e il suo mare. Inoltre lavora con due colleghi bravi e capaci, Marco Boscolo e Alessandro Trevisan, la sua squadra, ma anche la sua famiglia...

Sembra proprio facile la vita, professionale e personale, per il commissario Andrea Vianello: a dispetto di tutto quello che può succedere nel territorio di sua competenza, non propriamente comune, ha sempre qualcuno che gli svela un particolare interessante e/o gli confessa un delitto... Così i suoi casi, anche quelli apparentemente più complicati, possono risolversi facilmente nel giro di qualche giorno e in poche pagine. Non è un romanzo questo, in realtà, quanto piuttosto tante storie messe insieme, nelle quali i protagonisti sono sempre gli stessi (almeno quelli che lavorano nel Commissariato di Vianello, insomma la sua squadra di poliziotti). E ancora più che una serie di racconti veri e propri, sembra un diario giornaliero dell’attività di un commissariato... ma certamente Venezia in sottofondo a fare da teatro e location di tante brutte vicende, con i suoi scorci, i suoi odori, il mare, i ponti, i vicoli e i canali, non ha prezzo. Quel caffè mattutino del commissario Vianello da godersi sul terrazzino di casa, dalla vista mozzafiato, richiama alla memoria del lettore un altro commissario, in tutt’altra regione, nato da tutt’altra penna e con tutt’altro scenario... Sicuramente in libri con altro editing, di cui questo avrebbe un po’ più bisogno. Per il resto, il testo è scorrevole, non troppo impegnativo, di certo ha dalla sua la complicità della Serenissima che sollecita visioni e sogni ad occhi aperti tutti legati al fascino e al mistero della città lagunare.