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Dell’andare in montagna e altre amabili ascensioni

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“La nostra solita fortuna!” ripete Gus amaramente: qualcuno li ha preceduti sulla vetta dell’Half Dome, quella gigantesca cupola spaccata in due che svetta sulla Yosemite Valley. Lui e l’amico Hazard sono determinati a portare a termine quell’impresa, e il disappunto di esser stati preceduti passa velocemente, com’è normale per dei giovani. Ma ecco che dalla cima arriva un lampo di luce metallica, e poi un altro: un SOS in codice… In mezzo ai pini e alla neve Rudyard Kipling, corrispondente di guerra dal fronte italiano, ha l’ingenuità di chiedere agli Alpini che cosa stiano facendo. E quei ragazzi allegri e dallo sguardo aguzzo come i chiodi dei loro scarponi decidono di mostrarglielo: tanto è solo pochi metri più su. Vanno in auto verso una parete rocciosa erta e ostile, sulla quale corre – a un’angolazione vertiginosa – una teleferica rabberciata. Basta svoltare un angolo e gli Austriaci fanno fuoco. Ma il loro vero lavoro è solo pochi metri più su, ancora più su… Inutile illudersi, pensa Scipio Slapater: non ha niente da scrivere, la letteratura lo annoia. Ma sul Secchieta c’è la neve. Andiamo sul Secchieta. A bordo del treno verso Sant’Ellero i contadini siedono sonnolenti. Poi su, lungo i vicoli dei carbonai e verso la prima neve fresca, che scricchiola come un osso tra i denti di un cane. E lo spirito si ingrassa a respirare quell’aria: tutto fiorisce di immagini. Poi il di sotto sparisce e dal di dentro non giunge più niente: solo lui e il monte…

Prosegue la collana dell’editore Ediciclo dedicata alla letteratura di viaggio: dopo Dell’andare in bicicletta e Del camminare, ecco un’altra bella antologia di grande letteratura dedicata alla montagna. Non c’è, per una precisa scelta, della “letteratura alpinistica” qui: non si tratta di resoconti di scalate, autobiografismi o autocelebrazioni; ma di montagne. Sognate dagli autori, popolate da strani personaggi, vissute in prima persona – secondo le tre sezioni in cui è divisa la raccolta – le montagne sono le grandi protagoniste dei brani scelti, con la loro caratteristica forza e la loro fragilità, la bellezza e l’orrore. C’è l’ironia feroce di Mark Twain, in un racconto finora inedito in italiano; la grande scrittura di Salgari, Dumas e Hugo; il buffo intermezzo di scienza ottocentesca, con il fallito studio di Angelo Mosso sulla fisiologia degli alpinisti; l’orrore e la superstizione nel racconto di Gustavo Bécquer; le esperienze dei grandi alpinisti Rey e Zapparoli. Ci sono, soprattutto, il Cervino, l’Alvernia, la Mer de Glace e i molti altri luoghi che la letteratura e l’esperienza hanno sognato e rielaborato. Insomma, quest’antologia è sempre sorprendente, per la varietà delle scelte interessanti e mai banali. Una bella occasione tanto di intrattenimento, quanto di riflessione ed empatia; sia per chi la montagna la vive e la ama, sia per chi avendone timore ne subisce da lontano il fascino.