
Aprile del 1948. Bologna, come tutte le città italiane, è tappezzata di manifesti elettorali in vista delle imminenti elezioni in cui il popolo italiano sarà chiamato a votare per scegliere i deputati e i senatori. Sono anni difficili: la guerra è finita da soli tre anni e lo scontro politico è acceso e senza esclusione di colpi. Nel frattempo, Achille De Luca è stato reintegrato nella polizia italiana dopo essere riuscito a evitare la vendetta dei partigiani, che lo additavano come aguzzino a causa della sua militanza, con il grado di commissario, nella famigerata Legione Muti, un corpo militare della Repubblica Sociale Italiana che aveva compiti di polizia politica e militare. Adesso, De Luca, degradato a vicecommissario, è stato assegnato alla Buoncostume e ha il compito di occuparsi di prostituzione e sfruttamento, non proprio il massimo per uno che tempo prima era stato nominato miglior poliziotto d’Italia a causa delle sue doti investigative. Un giorno, in Via delle Oche, al civico 23, viene trovato il cadavere del tuttofare e buttafuori Ermes Ricciotti: apparentemente, si è impiccato ma ci sono alcuni indizi che, secondo De Luca, stonano, come ad esempio la poca distanza tra le gambe della vittima e lo sgabello: probabilmente, dunque, si tratta di un omicidio. Qualche giorno dopo, viene trovato il cadavere di un altro uomo, il fotografo Piras, tesserato del Partito Comunista Italiano. De Luca ha le mani legato, dato che gli omicidi non sono di competenza, ma, nonostante le resistenze che vengono dall’alto, è deciso a mettere in pratica il proprio fiuto per fare luce su una vicenda dai molteplici punti oscuri, che ruota attorno a Via Delle Oche, il luogo in cui sono concentrate le case chiuse bolognesi…
Scritto nel 1996 e ripubblicato da Einaudi, Via delle Oche è il terzo romanzo che Carlo Lucarelli dedica a uno dei suoi personaggi più riusciti, il commissario De Luca, chiamato in un’indagine che si svolgerà dal 14 aprile al 15 luglio del 1948. È un periodo delicato, quello che l’Italia sta attraversando: il clima politico è tesissimo e in campo si scontrano da una parte la Democrazia Cristiana guidata da Alcide De Gasperi, dall’altra il Fronte Democratico Popolare, composto dal Partito Comunista Italiano di Palmiro Togliatti e dal Partito Socialista Italiano di Pietro Nenni. È questo lo sfondo storico e politico in cui si muove De Luca, alle prese con un caso difficile, soprattutto perché deve fare i conti con una burocrazia che non gli permette di compiere il proprio dovere. Ancora una volta, Lucarelli si mostra abile narratore, con uno stile essenziale, avvolgente, asciutto, paratattico, finemente descrittivo e al limite del giornalistico. L’autore ci accompagna nelle strade della Bologna degli anni Quaranta, nei suoi vicoli bui, nelle case chiuse, nei portici tappezzati di manifesti elettorali. Il risultato è un noir in cui ci si deve obbligatoriamente immergere, costruito attraverso un perfetto equilibrio di finzione narrativa e ricostruzione storica (rivivono in queste pagine la maglia gialla di Bartali e l’attentato a Togliatti). Un libro che, in 158 pagine, mostra tutta la potenza narrativa di Lucarelli, uno degli scrittori che ha contribuito a dare una forte dignità a un genere che, nel nostro Paese, è stato spesso messo da parte e malvisto dalla critica letteraria.