
Roma. È il primo pomeriggio del sei marzo quando Mara, la sua compagna, afferra un posacenere durante un furioso litigio e glielo tira in faccia, rompendogli due incisivi. Contemporaneamente, gli dice che non vuole più vederlo. Lui ha appena finito di elencarle le prove dei suoi tradimenti, compreso nome e cognome del presunto amante. Dopo avergli frantumato gli incisivi, Mara se ne va nella stanza da letto e si butta sopra le coperte. Il compagno la raggiunge e, per impietosirla e riappacificarsi, le mostra la chiostra dei denti. Per tutta risposta, Mara gli offre quattrocento mila lire per andare a farsi vedere da un dentista, dicendogli anche che è l’ultima volta che gli perdona un’uscita del genere. Poi si fa più amorevole e lo invita a parlare, a dire parole che hanno le dentali, come “tenda”. Infine lo esorta ad andare da Gullo, il dentista che abita a pochi passi da loro: deve dirgli di sistemargli la bocca in fretta, è urgente, dopodomani ha un colloquio di lavoro...
Denti non sarà forse il romanzo di punta di Domenico Starnone (Ex Cattedra, Fuori registro, Via Gemito, Prima esecuzione, Lacci, Scherzetto, Le false resurrezioni, Confidenza, Vita mortale e immortale della bambina di Milano), ma è certamente un’opera che si fa apprezzare. Al centro della vicenda, come da titolo, ci sono i denti di un uomo che rimane anonimo, sia perché non è poi così necessario nominarlo, sia perché la vera protagonista è la sua “chiostra” (come piace chiamarla a Starnone). Attraverso i denti, chiave nevrotica e sentimentale di interpretazione, filtro per capire il mondo, vengono messe a fuoco diverse realtà. Quella giocosa, caduca e felice dei dentini da latte; quella robusta, imbarazzante e mai a suo agio dei denti della maturità; quella robusta, forte e (sicuramente) migliore della dentatura altrui; quella precaria, spezzata, ma a tratti felice, data dai denti spezzati dopo un litigio amoroso. E i dentisti? Teoricamente sono coloro che dovrebbero aiutare il protagonista – e quindi noi – a muoverci e a comprendere queste diverse realtà. In pratica, dice Starnone, sono come li definiva Flaubert: tous menteurs, tutti bugiardi. Dal romanzo è stato l’omonimo film, uscito nel 2000, diretto da Gabriele Salvatores e interpretato da Sergio Rubini e Anita Caprioli.