
La macchina da scrivere è bellissima. Questo il primo pensiero di Luciana nel vederla sulla scrivania del suo nuovo ufficio, nel raffinato palazzo Ca’ Giustinian, affacciato sul Canal Grande. Una Olivetti, la sua Rolls-Royce. La giovane dattilografa approdata alla Biennale con entusiasmo e grande voglia di farsi strada, è pronta a guadagnarsi il suo riscatto da un’infanzia piena di avversità, di indigenza e traumi che hanno lasciato cicatrici non solo fisiche nella sua famiglia. La Luciana diciottenne si destreggia nella Venezia del 1950, con il suo spirito libero, collaborando alla realizzazione di memorabili festival musicali e teatrali. Con lavoretti saltuari che la vedono cantante e pianista e, in altre occasioni, impegnata a trascrivere articoli per Silvio d’Amico o partecipare al programma radiofonico “El Liston”, unisce esperienza e conoscenza alla necessità di supportare l’economia familiare. Con l’aiuto del nonno Iginio, si guadagna la licenza di terza media necessaria per il posto fisso, studiano nei ritagli di tempo, alla sera. La sua vita, proprio come quel giorno in cui uscirono i risultati dell’esame, era iniziata un po’ in diesis e un po’ in bemolle per poi trasformarsi nell’eco del suono delle parole di suo padre: “Brava Luciana”. Che Luciana sia brava sono in molti a pensarlo e la Biennale sarà un viale che percorrerà con passo deciso, con lo sguardo rivolto verso una Venezia traboccante di arte e cultura. La Venezia di una fiera leonessa...
Cosa c’è dentro la vita di Luciana Boccardi? Tenerezza, passione, tenacia, coraggio e sfrontatezza. Ma anche positività, consapevolezza, energia e lungimiranza. Questi e tanti altri gli aspetti che hanno accompagnato la celebre giornalista fino ai suoi ottantanove anni, permettendole di assaporare appieno la vita, in ogni possibile sfaccettatura attribuibile alla parola stessa. Il secondo capitolo di quella che in origine era nata come una trilogia autobiografica, vede Luciana affacciarsi all’età adulta con tutta quella consapevolezza e quel bagaglio di esperienze maturato nell’infanzia de La signorina Crovato (Fazi Editore, 2021). Venezia è ancora protagonista, un pianeta a sé stante con una sua cultura e un suo linguaggio: è una Venezia ancora povera di traffico, lontana dal turismo di massa, la Venezia degli anni ’50, della Biennale, del rumore dell’acqua che si muove tra i canali, dell’odore di polenta e pesce fritto. La Boccardi ha scelto di esordire come scrittrice con il suo memoir, dando finalmente una consistenza fisica e immortale ai suoi ricordi, adesso impressi su carta e ricreati ad ogni lettura. Nel suo racconto, non c’è solo la maestria di chi a scrivere ha passato gran parte della vita, prima da segretaria e poi da giornalista. La leonessa di Venezia ci comunica amore per la vita, per se stessi, un amore consapevole dei propri limiti e forte delle proprie aspirazioni. Quel tocco di presunzione nel descrivere i suoi incontri con celebrità del calibro di Pozza, Montale, Visconti, Chanel, Versace, strappa un sorriso ad un lettore che, di casa ormai tra i pensieri di Luciana, ha imparato a riconoscere la sua passione per il lavoro e la forza del suo carattere. È senz’altro fonte di dispiacere non poter concludere il viaggio con il terzo atto, ma conservare l’immagine di una Luciana grintosa e proiettata verso nuovi obiettivi è forse il modo migliore per ricordare questa incredibile donna.