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Di là dal ponte

Di là dal ponte
A Rita non piace neanche il suo nome, lo considera più adatto ad un’anziana signora che ad una ragazza delle medie come lei. Tredici anni, quasi cinquanta chili, occhi di un marrone anonimo, le giornate trascorse in un paese dell’Appennino vicino Parma con non più di un centinaio di abitanti d’inverno. Lola è la sua unica vera compagna: era solo un cucciolo quando suo padre la portò a casa, salvandola dalla terribile morte che era toccata invece in sorte ai suoi fratelli. Con lei Rita condivide le passeggiate solitarie in mezzo al bosco e lungo il fiume. La sua amica Lisa è tutt’altra cosa, bella, affascinante, lunghi capelli rosso scuro e grandi occhi. Disinibita, spigliata, con un brillante senso dell’umorismo. Anche Lisa non sopporta quel “villaggio dimenticato dal mondo” disperso tra le montagne più vicine alla Toscana. Sergio è il bello e dannato del paese e Rita non può credere che sia interessato a lei: eppure quando ogni mattina sale sull’autobus che li porta a scuola lui sembra non poter fare a meno di guardarla...
La storia di Rita è quella di un’adolescente in lotta per trovare il suo posto nel mondo. Solitaria e coraggiosa, invidia la sua migliore amica che perfino i suoi genitori avrebbero preferito avere come figlia. Difficile non immedesimarsi nei dolori e nei dispiaceri della giovane protagonista, proprio perché rappresentano quel difficile passaggio all’età adulta che tutti prima o poi sono costretti a compiere. I personaggi sono purtroppo però troppo stilizzati, quasi a rappresentare ciascuno poche caratteristiche umane ben definite, relegati ad un mero ruolo da “caratteristi” funzionale alle  esigenze dell’autore: peccato non aver avuto la possibilità di conoscerli più approfonditamente. Difficile parlare di romanzo di formazione senza tenere in considerazione i tanti illustri precedenti, che hanno lasciato alla storia romanzi indimenticabili.