
È il lontano 1966. C’è grande fermento in tutto il paese. La Cina sta attraversando un periodo molto delicato, un periodo di grandi sconvolgimenti per la popolazione. La Rivoluzione Culturale voluta da Mao Zedong è appena iniziata. Il leader politico vuole liberarsi degli oppositori politici e di tutti coloro che non sono fedeli alla sua guida del partito, vuole creare un nuovo ordine spazzando via quello precedente basato sui valori confuciani tradizionali, in cui all’interno della famiglia i giovani devono portare rispetto ai membri più anziani, così come nella società occorre portare rispetto a chi rappresenta l’autorità. Le Guardie Rosse, spesso giovanissime, assumo un ruolo di primo piano nello scovare i nemici del popolo e nel punirli, mettendo sotto sopra il paese con grande violenza: nelle scuole non sono più i docenti a imporre la disciplina, ma lo sono gli alunni. Tutto si è rovesciato. Entrare nelle fila delle Guardie Rosse è un desiderio di Wang, ma se anche un solo membro della famiglia è sospettato di essere contro la rivoluzione o semplicemente di non esservi favorevole, non è possibile aspirare a farne parte. La madre di Wang, docente rispettata da tutti e proveniente da una famiglia piuttosto tradizionale, incarna l’ordine precedente. L’unica scelta che si prospetta per Wang è quella di rinnegare la propria madre di fronte a tutti e l’occasione per farlo è l’imminente assemblea della scuola…
Dialoghi sul male è un piccolo volume in cui vengono raccontate le storie di tre donne: oltre a quella di Wang, leggiamo di Sophie attratta dal terrorismo rosso a Zurigo e di Telma alla ricerca della sua identità in una Argentina sconvolta dalla questione dei desaparecidos. A legare le tre storie è anzitutto l’incontro con il male che le tre donne hanno conosciuto lungo il loro cammino, male per il quale si può trovare una motivazione o spiegazione, ma che non è eliminabile dal passato. Queste tre storie sono inoltre accomunate dall’incontro con la psicoanalisi, fortemente improntata al dialogo per curare l’anima. Per il modo in cui è stato concepito, il libro risulta a metà fra la narrativa e la saggistica. Luigi Zoja, l’autore, psicoanalista di formazione junghiana, ha alle spalle numerose pubblicazioni in Italia presso la casa editrice Bollati Boringhieri, ma è stato pubblicato anche all’estero vincendo il Gradiva Award per la saggistica psicologica negli Stati Uniti. Esperto della terapia dell’anima, ha dichiarato in un’intervista rilasciata a “Robinson”, inserto de “la Repubblica”, che l’analisi è un costante sforzo morale di sincerità, dove risolvere positivamente certe situazioni non significa guarire ma ritrovare se stessi.