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Diario di un barbaro incapace

Diario di un barbaro incapace

Skulk Armstrong ha un’ambizione: diventare il barbaro più famoso della storia, superando il primo livello (nel quale è bloccato da tempo) e l’etichetta di sfigato che si porta dietro. Fino a diventare come Steve, il barbaro più coraggioso che si conosca. Per il momento, con una testa enorme e un cervello minuscolo, è Conan il ragazzo più temuto del paese. Per superare il primo livello, è necessario che l’intero villaggio consumi l’elisir e riesca a proteggersi dagli attacchi dei goblin. Il piano di Skulk prevede un primo (ed unico, per il momento) passaggio: scrivere un’autobiografia. Per raccontare il percorso verso la fama. Non è riuscito a pensare niente di meglio. Skulk è alle prese prima con un enorme masso piantato davanti casa sua, poi con due gemelli costruttori avari di gemme, ma soprattutto con un errore imperdonabile che rischia di mettere in seria difficoltà l’intero villaggio: un colpo male assestato alla “ley line” blocca la produzione dell’elisir. Fuggire, nascondersi è l’unico modo per non essere incolpato. Re Steve viene attaccato e, a causa della mancanza di elisir, non è in grado di guidare le truppe contro l’agguato nemico. Nell’attesa che l’unione dei maghi della Torre d’avorio trovi la soluzione, Skulk spera che non accada nulla che possa peggiorare la situazione. Ma al peggio, si sa, non c’è mai fine…

Con un linguaggio semplice ed immediato (facilitato dalla scrittura in prima persona), che attinge al gergo adolescenziale, Diario di un barbaro incapace diverte. Non c’è dubbio. E accontenta i romantici come gli appassionati di avventura. La grafica è coinvolgente: le illustrazioni di Tommaso Guaita sono semplici ma d’effetto, la scelta dei font, della grandezza variabile dei caratteri e dei colori, completa l’impatto, rendendo il layout perfettamente integrato nel racconto. Due autori (Adam Scott è infatti lo pseudonimo utilizzato da due giovani americani appassionati di videogiochi), due sezioni, due avventure per un solo (anti)eroe. Come in ogni favola che si rispetti, una volta superato (finalmente!) il Primo Livello, arriva l’amore. Che sorprende e lascia senza parole. Le avventure fantastiche, degne della saga di Clash of Clans (uno dei videogiochi più noti ai ragazzi, a cui il racconto si ispira esplicitamente), si mescolano alle riflessioni di un cuore pavido ma sognatore. Tra un’espressione colorita e un dialogo surreale, spuntano domande e riflessioni che sembrano astrarre il lettore dal contesto: sogni, desideri, aspirazioni si scontrano con la dura realtà, con le prove della vita, con gli incontri sbagliati e quelli giusti. Ma soprattutto con se stessi. Perché crescere è un’impresa difficile. Ma altrettanto affascinante.