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Diario russo 2003-2005

Diario russo 2003-2005

Un diario lungo due anni e più di 400 pagine fitte di nomi, cifre ma soprattutto accuse pesanti e circostanziate contro il Cremlino – leggi Putin – e le sue modalità, accentratrici e antidemocratiche, di mantenimento del potere. La giornalista Anna Politkovskaja – inviata speciale della “Novaja Gazeta” – è un fiume in piena nel raccontare i misfatti e gli scandali del suo Paese: le disastrose elezioni del 2003 che vedono il trionfo dell’attuale presidente (“Nell’era di Putin la Democrazia parlamentare è morta”), gli insabbiamenti e le censure sugli attentati terroristici di matrice cecena (“Pochi parlano del come e perché degli attentati terroristici”), i giornalisti schierati e malleabili (“È il solito problema dei Russi: la vicinanza del potere li rende meno schizzinosi e più restii a pronunciare la parola ‘no’”), l’arroganza dei businessman (“I ricchi se ne infischiano di tutto e vanno in vacanza all’estero”), la povertà diffusa nelle città (“In centro è uno sfoggio continuo di opulenza, in periferia regnano silenzio e fame”), l’indifferenza della opinione pubblica (“I russi si svegliano solo quando li toccano sul vivo. E il vivo è il portafoglio”)...

Una analisi lucida dove ogni singola parola è un insostenibile macigno. Il testamento della giornalista – uccisa nell’ascensore della sua casa il 7 ottobre del 2006 – è un documento di capitale importanza per comprendere le dinamiche politiche ed economiche dell’ex Unione Sovietica, ma non solo. I numerosi fatti riportati – pur essendo difficili da seguire e comprendere per chi è digiuno di politica estera – sono di una disarmante gravità, e sono ancora più gravi in quanto accompagnati dalla indifferenza dei vertici (ma in qualche caso anche della base) e da una perversa volontà di declino, comune non solo alla Russia ma direi all’intera società occidentale. Le manovre del Presidente (o sarebbe meglio dire Zar?) Putin sono impietosamente messe a nudo da questa donna coraggiosa, combattiva e ostinata che ha sacrificato la vita sull’altare della Verità e dell’amore – accorato e non certo retorico – per la sua nazione schiacciata dallo tsunami della plutocrazia. Vengono i brividi a sfogliare queste pagine, scritte in inglese e mai pubblicate in Russia, nelle quali Anna non risparmia niente e nessuno additando gli eccessi – di potere e denaro – della classe dirigente, la complice cecità del mondo giornalistico e la dignitosa povertà di un popolo stanco e rassegnato. L’omicidio della Politkovskaja è ancora impunito – nonostante sia stato arrestato il presunto mandante, l’ex funzionario ceceno Shamil Burayev – un delitto di Stato senza nessun colpevole ma, di sicuro, con molti conniventi. “Oggi come oggi il potere è solo un modo per far soldi. E basta. Del resto non ci si cura”: è l’amara constatazione della sconfitta della Democrazia quanto mai attuale in epoche di “caste” e “V-Day” che le è costata cara.