
Già Arthur Conan Doyle, nel 1887, faceva usare a Sherlock Holmes un reagente capace di far emergere le più piccole tracce di sangue e da allora sembra che la prova del DNA abbia superato per importanza, almeno nei libri, le deduzioni dei detective. In realtà, sia nei libri che nella realtà, senza un ragionamento logico che ci porti al colpevole la prova del DNA la possiamo anche buttare nel cestino. È solo un esempio, ma sappiate che molto spesso usare bene le prove e documentarsi accuratamente sui metodi di indagine segna lo spartiacque tra un ottimo giallo e uno da buttare nel sopraccitato cestino. Lo scivolone è sempre dietro l’angolo, cari scrittori… lo sapeva bene Gustave Flaubert, che descrisse la morte per avvelenamento di Madame Bovary con rara perizia e in ben undici pagine (d’altronde, all’epoca, l’arsenico lo vendeva pure il bottegaio sotto casa), mentre ci sono serie televisive dove si vedono poliziotti pascolare felici intorno a cadaveri vecchi di giorni. Notizia dell’ultima ora: i cadaveri puzzano - e pure tanto - e hanno tempi di decomposizione molto variabili a seconda delle circostanze della morte. Dunque non è facile come sembra prendere un ossicino e dire “Tizio è morto da due giorni, tre ore e quindici minuti”…