
Confini italiani nord-orientali, in particolare nel quinquennio 1941-45. Epopea collettiva di riscatto dal nazifascismo e presupposto del costituzionalismo democratico (a fondamento della Repubblica italiana e dell’Unione Europea), la Resistenza risulta uno spartiacque nella storia del Novecento, passaggio imprescindibile per comprendere il presente. La frontiera alto-adriatica connette territori per secoli appartenuti allo spazio imperiale asburgico, configurandosi poi come una sorta di laboratorio di alcuni fenomeni contemporanei tipici nell’Europa centro-orientale: le conflittualità identitarie fra nazionalismi e regionalismi, il loro sovrapporsi alle rivendicazioni sociali, la forte polarizzazione città-campagne. L’occupazione nazista si innestò su quel tessuto lacerato dalle rivalità nazionali e sociali di eredità asburgica, che il fascismo non aveva fatto altro che radicalizzare e istituzionalizzare. Sintomatico è proprio il caso del Friuli, sottoposto al tentativo di fomentare un’identità artificiale di matrice ladina, cui si aggiunse l’insediamento forzato di popolazioni cosacche e caucasiche con conseguente destabilizzazione sul terreno dei rapporti interetnici e interreligiosi. La dimensione univoca della guerra mondiale come duello risolutivo fra nazismo e comunismo divenne predominante nell’area balcanica, prima e più di altrove, ridimensionando la Resistenza non comunista e prefigurando scenari e paradigmi della Guerra fredda. Appare così opportuno mettere a punto i risultati aggiornati e le interpretazioni affinate della ricerca storica e interdisciplinare sui temi della guerra mondiale e della lotta di liberazione al confine orientale italiano, senza tacere zone d’ombra o aspetti ancora da approfondire, con un’opera di agile accessibile consultazione e di chiara sintetica divulgazione. L’ignoranza o l’indifferenza che sembrano circondare a più livelli la Resistenza sono un fatto, grave e da rimediare, questo bel testo aiuta a contrastarle...
L’ottimo recente dizionario sulla Resistenza, geograficamente e storicamente delimitato, costituisce un’opera collettanea elaborata da una quindicina di collaboratori dell’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia-Giulia, curata dal docente universitario e direttore scientifico Isrec FVG Patrick Karlsen (Genova, 1978). Dopo la sua introduzione, la prima parte del volume serve a inquadrare il tema con tredici differenti schede che affrontano e sviluppano questioni storiche, dal contesto di guerra agli aspetti della capitolazione italiana, dagli sviluppi nei governi italiano e tedesco ai caratteri dei vari collaborazionismi, dalle due Resistenze italiana e jugoslava alle reciproche relazioni e al ruolo dell’impegno femminile. La seconda parte è organizzata in tre corposi capitoli di voci (schede): gli eventi, i luoghi, i protagonisti. Sono stati individuati 18 momenti, cruciali nella loro drammaticità: battaglie (Gorizia, Kućibreg, Ternova), eccidi (Porzûs, il primo trasporto per Auschwitz), ma anche la formazione delle brigate, l’attività dei Gap, crisi, missioni, insurrezioni, tregue, occupazioni e spostamenti. Ancora 18 sono le ubicazioni decisive per altre vicende, si va in ordine alfabetico e si comincia dal campo di concentramento italiano sull’isola carcere di Arbe-Rab per rivisitare l’intera area scelta per il bel volume, ovvero la parte settentrionale della fascia costiera che scende da nord (Trieste) a sud-est del mare Adriatico con il proprio retroterra, luogo storico di pluralità e contaminazioni, di conflitti e muri. I protagonisti della Guerra di Liberazione sono ricordati in ordine alfabetico, settanta brevi schede da Mario Abram e Dietrich Allers a Christian Wirth e Lino Zocchi. Seguono sintetiche note biografiche dei sedici coautori, orientativa bibliografia e l’indice dei nomi.