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Dove finisce l’arcobaleno

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Tanzania, maggio 1935. Jake Barton e il maggiore Gareth Swales si contendono l’asta per aggiudicarsi cinque autoblindo Schreiner dismesse dal Governo di Sua Maestà. Barton, alto e possente, che le considera “signore di ferro” dal fascino, astuzia e “puttaneria femminili” ha già compreso il loro valore, sotto gli strati di ruggine e deiezioni dei pipistrelli. Swales, che resta in disparte nel suo costoso completo di lino color crema e scarpe bicolore, lo apprende solo dopo aver visto il suo rivale al lavoro sulla meccanica delle macchine, mani sporche di grasso e borsa di tela con gli attrezzi aperta accanto. Entrambi hanno in mente già i compratori e non vogliono lasciarsi sfuggire l’affare, necessario per le loro finanze, anche per quelle del maggiore che, a dispetto dello stile ricercato, è in bolletta e ha in mente di tirare uno dei suoi soliti bidoni: il bersaglio è un principe, un nababbo, da cui è sicuro di potersi far pagare qualunque prezzo per i cinque preziosi automezzi. Il banditore è un folletto indiano che riesce a strappare a Jake settantacinque sterline: Gareth invece deve farsi da parte, scartando la speranza di fare un buon affare, ma dopo tre giorni dall’asta, torna alla carica e propone a Barton un affare interessante…

Avventura, erotismo, guerra, storia: mix di elementi caratteristici di Wilbur Smith per questo romanzo stand-alone dallo stile caldo come le terre in cui è ambientato, dove le lunghe e dettagliate descrizioni trasportano il lettore senza sforzo attraverso colori, profumi e luoghi lontani. Il contesto storico è ben delineato, i riferimenti reali, e molti dei personaggi sono davvero esistiti. Particolareggiata anche la descrizione di battaglie e strategia bellica, che hanno un peso rilevante nell’opera, quasi a voler trasmettere il forte messaggio che l’orgoglio e l’amore per la propria terra sono altrettanto importanti dei mezzi. Un gruppo di avventurieri improbabili e improvvisati e il loro percorso di cambiamento interiore: personaggi pittoreschi, divertenti, ironici e affascinanti, Jake e Gareth sicuramente tra loro complementari. Il linguaggio è in parte obsoleto, ma in linea con l’ambientazione, e se probabilmente molto è dovuto al fatto che si tratta comunque di un romanzo che ha compiuto i 45 anni di età, in parte è sicuramente un espediente narrativo molto astuto che contestualizza ancora di più la storia: in ogni caso è godibilissimo e non infastidisce, anzi ha un buon ritmo e uno stile accattivante. Concreto, solido e reale, ma anche ricco di particolari ridondanti che se da un lato lo arricchiscono, dall’altro lo rallentano e trascinano un po’ la trama, che si fa lenta e indolente come una marcia nel deserto, per alternarsi ad altri momenti invece incalzanti e dinamici. Ironico, divertente, tagliente, a tratti piccante con i suoi elementi maliziosi e sensuali, parla anche di amicizia, affari, indipendenza e libertà.