
Milano, 1969. Emanuela è una ragazza di quindici anni che nella sua silenziosa disperazione varca la soglia dell’istituto Colchetti. La struttura sarà la sua nuova casa dopo sei mesi di riformatorio. Ad accoglierla, come da prassi, la direttrice Aurelia Giardini. La ragazza non presta molta attenzione all’austera signora: Emanuela pensa a Tonio, non fa che pensare alla sua voce e a quell’ultima dolorosa frase pronunciata dal ragazzo: “Io non voglio più neppure sapere chi tu sei”. Quelle parole, taglienti come lame, fanno male più di ogni altra cosa. La sua disattenzione durante l’incontro con la direttrice le costa cara: per punizione dovrà svolgere i faticosi lavori di pulizia dei bagni e della cucina. La ragazza viene poi accompagnata alla visita medica, dove fa inaspettatamente un piacevole incontro: il medico della struttura è la principessa Lavinia, che Emanuela conosce bene, perché la ragazza è una contessa, figlia del conte Emanuele Sinistalqui. Il tono gentile e accogliente della dottoressa scioglie la rigidità di Emanuela, che apre le porte del suo dolore. La giovane racconta di essere stata condannata per aver partecipato a una rapina, reato che non ha mai commesso. Dopo la morte di suo padre, essendo già orfana di madre, è andata a vivere da sua nonna, che però gestisce una casa di malaffare da dove Emanuela è scappata, ritrovandosi così nei guai. La principessa le crede e mossa a compassione decide di prendere a cuore la sua causa…
L’istituto Colchetti per la rieducazione e il riadattamento delle giovani ex ospiti di riformatori nazionali è un luogo più accogliente rispetto al riformatorio, più pulito e dove si mangia bene. Questo, però, non basta a Emanuela: lei è innocente, deve dirlo a Tonio a quel ragazzo che è sempre stato gentile e carino con lei, che l’ha accolta dopo la fuga da casa di sua nonna e che poi non le ha creduto. Deve spiegarlo ai genitori di lui, Teodoro e Alfonsina Karr, che l’hanno trattata come una figlia e poi non l’hanno più voluta. Tonio è un chiodo fisso per la ragazza, tanto da pensare di scappare per andare da lui a spiegargli la verità… Un romanzo di profonda intensità emotiva Dove il sole non sorge mai, questo libro di Giorgio Scerbanenco pubblicato postumo. Un’opera dalla trama semplice ma carica di suspense, di quella trepidazione che non abbandona mai il lettore. Emanuela è un personaggio poliedrico, timorosa e spavalda, tenera e forte, sentimentale e fredda: una conflittualità caratteriale magistralmente disegnata dall’autore, che conferisce ulteriore fascino ad una figura già interessante. Ancora una volta, Scerbanenco narra di uno spaccato della Milano degli anni ’60: racconta delle case di correzione, in realtà istituti di punizione, descrive personaggi come la direttrice Giardini, nata dalla conoscenza reale che l’autore ha avuto di una dirigente di un istituto di accoglienza. Figure dirigenziali che troppo spesso hanno trovato sfogo delle proprie frustrazioni, in una rieducazione rigida e senza fondamento dei soggetti a loro affidati. Una storia forte quella narrata in Dove il sole non sorge mai: un racconto di sofferenza e ingiustizia, di una società che spesso non vede e non ascolta e di una storia d’amore, perché anche per la bella penna di uno scrittore del calibro di Scerbanenco, l’amore ha potenzialità infinite.