
Semplicemente dal timbro di New York appostato sulla lettera, Irene Redfield ha capito che Clare Kendry deve trovarsi in città. Cosa che effettivamente le viene confermata non appena aperta la lettera, in cui la sua amica le confida di essere sola e che vorrebbe tanto rivederla, che ha pensato spesso a lei, soprattutto da quando si sono riviste l’ultima volta due anni prima a Chicago. Ma Irene in realtà non ha nessuna voglia di rivederla e ricorda l’incontro avvenuto per caso in un bar di Chicago come qualcosa di spiacevole. Lì Claire gli aveva raccontato come era riuscita a “passare” e come non se ne fosse assolutamente pentita, soprattutto. Una volta morto il padre violento e alcolizzato, Claire era infatti stata affidata a due sue zie bianche molto religiose che avevano taciuto che quella nipote fosse la figlia avuta illegittimamente dal fratello con una ragazza di razza nera. Questo silenzio aveva così permesso a Claire di continuare a tacere sulle sue origini anche una volta incontrato Jack, che aveva sposato all’età di 18 anni senza nemmeno informare le zie. Anche per questo motivo Claire aveva smesso di tornare ad Harlem a salutare i suoi amici, aveva sentito l’esigenza di tagliare tutti i rapporti col suo passato una volta presa la decisione di “passare”...
Il titolo originale Passing mette in prima linea il tema dell’identità e della lealtà razziale tanto caro all’autrice e tanto sentito nella Harlem degli anni ’20. Scomparsa la definizione di “mulatto”, il mondo veniva diviso in bianchi e neri, in quanto era sufficiente una sola goccia di sangue nero per essere incluso nella categoria delle persone di colore. Non erano quindi pochi coloro che per convenienza tentavano di passare, lasciandosi il proprio passato alle spalle. Cosa che però non riesce alla bellissima Clare, che prova una profonda nostalgia di quel mondo, delle sue feste e della sua gente, tanto da non riuscire più a rinunciarvi, nonostante i rischi che questo comporta. Allo stesso modo, l’altra faccia della stessa medaglia, Irene non riesce neanche a immaginare la sua vita lontano da Harlem e dalla sua gente, nonostante i pestaggi e il razzismo imperante che rendono invece Brian, suo marito, sempre più cupo e sempre più volto a lasciare il Paese per andare verso lidi più tolleranti. È questo che in realtà accomuna queste due donne così apparentemente contrapposte: perché se è vero che Irene vede in Claire una donna disposta a tutto pur di raggiungere ciò che vuole, anche la placida Irene in realtà ha un carattere non da meno e gioca più di sotterfugi. Sta infatti al lettore interpretare il finale aperto e mettere arbitrariamente delle “pezze” alle parti lasciate volutamente in sospeso. Edito per la prima volta nel 1929, questo romanzo è fortemente caratterizzato da una spinta innovativa senza precedenti sia nei temi trattati che nella raffigurazione delle due protagoniste, la cui personalità è snocciolata in tutte le sue parti, dando anzi maggiore rilievo ai difetti piuttosto che ai pregi. Al 2021 Sundance film festival la regista Rebecca Hall ha presentato un film tratto dal romanzo.