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Due volte la cometa

Due volte la cometa
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6 aprile-9 maggio 1986: un viaggio indimenticabile tra Indonesia e Malesia, in barba a tutti quelli che possono pensare che io non abbia più l’età per fare di queste cose. Mi sento uno spettatore privilegiato di questo secolo ormai giunto alla fine, e nonostante sia prossimo ai novant’anni possiedo ancora sufficiente energia e lucidità per guardarmi attorno e analizzare la modernità o, semplicemente, per poter godere di un panorama esotico o, ancora, per emozionarmi di fronte a una battuta di caccia, rigorosamente di matrice entomologica. A rendere ancor più indimenticabile questa mia ennesima avventura è stato anche un appuntamento irripetibile, di quelli che, se si è fortunati capitano una volta nella vita mentre, se si è baciati dal Dio del tempo, possono capitare addirittura due volte: il passaggio della cometa di Halley. Rammento ancora distintamente quando la vidi per la prima volta, era il lontano 1910 e mi trovavo con mio padre e i miei fratelli. Ricordo anche che disse: “Di tutti voi, forse Wolfgang sarà quello che vedrà ancora una volta la cometa”. Tale osservazione era senz’altro sensata, trattandosi del più giovane di noi, però un destino innaturale ha fatto sì che lui fosse anche il primo ad andarsene. Questa seconda volta osservai a lungo l’astro, nel cielo limpido che sovrasta la foresta vergine, con l’unico rimpianto di non avere lì un nipote cui affidare la consegna di salutare la cometa al suo prossimo passaggio, nel 2062…

Nella sterminata produzione di Ernst Jünger, Due volte la cometa rappresenta una pagina intimista e di gradevole intrattenimento cronachistico sul lungo viaggio affrontato dallo scrittore in Indonesia e Malesia. Come da sempre accade nelle opere non strettamente narrative di matrice jungeriana, è difficile incanalare in un genere preciso il flusso di pensieri e ragionamenti fatti dall’autore tedesco, che nello stile pulito ed estemporaneo del diario annota preferenze letterarie, disquisizioni filosofiche, avvenimenti quotidiani, paesaggi mozzafiato ed entusiasmanti “cacce al coleottero” (ennesima “annotazione” letteraria della passione di Jünger per l’entomologia, già ampiamente descritta in Cacce sottili). Opera della tarda maturità, Due volte la cometa non spiazza né stupisce, ma affascina per l’andamento leggero e vivace che sembrerebbe appartenere più a un giovane e scanzonato documentarista che a un novantenne con alle spalle due guerre vissute da protagonista e un secolo di contraddizioni. La lettura è caldamente consigliata agli appassionati dell’intellettuale tedesco mentre, per i neofiti, il consiglio è di approcciarsi ad opere meno rapsodiche e più indicative del pensiero di uno degli autori più importanti del ‘900 europeo e non solo.