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Due.Città

Due.Città

Bar Nazario, paese di Prosecco. Sono entrambi abbastanza brilli quando lui gli dice che è appena arrivato e deve già ripartire. Oppure gli ha detto che sembrava fossero - tutti e due - arrivati da pochissimo e già dovevano andarsene. A sei mesi dalla sua partenza, questo salto dal singolare al plurale fa tutta la differenza del mondo. Quel pomeriggio infatti è stato l’ultimo che abbiano mai passato insieme... Venezia. Quando arriva all’altezza della tipografia, gira sempre a sinistra. Poi attraversa un ponte, costeggia un muro di mattoni rossi e, prima di arrivare alla Rivendita dei Vini, gira ancora a sinistra. Dopodiché passa attorno al cortile di una scuola, riprende per un tratto il muro rosso e poi svolta ancora a sinistra. Ora, prima di svoltare, lui vede sempre una piccola calle che scorre parallela. Non ci è mai entrato, non si è mai spinto a esplorare se quella calletta vada in tutt’altra direzione o si unisca poi a un’altra strada per poi rincrociare la via che lui percorre ogni giorno. E se lo chiede perché non ci sia mai andato in quella calle. Se per paura di addentrarsi, o se per una qualche atavica superstizione. Non si spiega proprio perché quel piccolo passo verso l’ignoto lo disturbi così tanto...

José González Sainz definisce i suoi due racconti che compongono Due.Città “resti di un proprio naufragio” – pecios, in spagnolo – a ragion veduta. Sono il compendio delle sue due anime, spagnola di nascita, italiana di adozione e anche una dedica ai due paesi in cui ha vissuto, Trieste (per dieci anni) e Venezia (per venti anni). Entrambi i racconti, Una leggera differenza di espressione e L’altra strada, riflettono a modo loro sul viaggio, sull’avventura verso l’ignoto e sulla nostalgia insita in ogni partenza. Se nel primo racconto si dà la panoramica di ciò che resta quando una persona cara sparisce senza lasciar traccia, nel secondo González Sainz mette inscena la traversata quotidiana di un comune cittadino, alle prese con una scelta tanto banale quanto importante: cosa può accadere se dovesse cambiare la routine? Il bello di questi racconti è che affrontano tematiche importanti pur non sviscerandole completamente, anzi parlando di tutt’altro. In secondo luogo, a modo loro, testimoniano dell’amore dello scrittore spagnolo per Trieste e Venezia, dove ha una cattedra di lingua e letteratura spagnola alla Ca’ Foscari. Traduttore in italiano di autori come Flaiano, Del Giudice, Severino e Magris, González Sainz ha pubblicato in Italia il romanzo Occhi che non vedono (Bompiani, 2013).