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E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche

E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche

New York, 1944. Sabato notte, sono le quattro meno un quarto. Will rientra a casa, getta il “News” e il “Mirror” sul divano, si leva la giacca e si avvia verso il letto, stanco e assonnato. Proprio in quel momento suonano al citofono. Cazzo. Lui apre il portone e veloce appende la giacca allo schienale di una sedia per evitare che qualcuno ci si sieda sopra, poi veloce chiude i giornali in un cassetto per evitare che se li portino via. Va ad aprire la porta, entrano in quattro: Phillip, “diciassettenne mezzo turco e mezzo americano”, ricci neri, occhi verdi e pelle chiarissima – “il genere di ragazzo a cui i finocchi letterati dedicano sonetti” -, Ramsay, un omone brizzolato sulla quarantina un po’ flaccido innamorato perso di Phillip – sembra “un attore che se la passa male, o una persona che una volta era qualcuno” -, Agnes, una irlandese con i capelli rasati quasi a zero che porta sempre i pantaloni, e infine Mike, un finlandese diciannovenne con i capelli rossi che lavora nella marina mercantile e va in giro sempre con i vestiti lerci. Beh, eccoli lì tutti e quattro – e alle quattro. Will non è per nulla felice della visita, ma cerca di farsene una ragione: in fondo Agnes ha in mano una bottiglia che ha rubato in un bar poco prima, è whisky Canadian Club. Si servono tutti generosamente, mentre Phillip inizia a esporre una strampalata teoria filosofica “sull’idea dello spreco come male e della creazione come bene”. Un po’ di marijuana esce da un cassetto, uno spinello gira. La teoria di Phillip non riscuote molto successo, così lui esibizionisticamente prende a sgranocchiare il suo bicchiere, mastica il vetro fino a ridurlo in poltiglia e lo butta giù con un sorso d’acqua. Mike racconta di aver conosciuto a Chicago un tizio che mangiava lamette, vetri e lampadine. Seccato per non essere più al centro dell’attenzione Phillip propone di salire sul tetto. Tutti rifiutano, tranne Ramsey che figurati se boccia un’idea del suo oggetto del desiderio. Dal tetto i due, pochi minuti più tardi, tirano un bicchiere in strada. Una donna da sotto alza la testa e impreca: “Brutti bastardi, ma che volete fare, ammazzare qualcuno?”. L’alba si avvicina, fa freddo e c’è foschia…

Sono davvero in pochi a sapere che il libro d’esordio di William S. Burroughs e uno dei primissimi di Jack Kerouac, due giganti della letteratura della seconda metà del Novecento, è questo E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche, datato 1945 e quindi scritto circa un decennio prima de Il pasto nudo e Sulla strada. Ed è un romanzo ispirato ad un grave fatto di cronaca che li ha coinvolti in prima persona. All’alba di lunedì 14 agosto 1944, presso il Riverside Park dell’Upper West Side di New York, due uomini ubriachi si azzuffano nell’erba: sono il giovane Lucien Carr IV e David Eames Kammerer, invaghito del ragazzo ma più grande di lui di quattordici anni. Kammerer ha la peggio e – ferito con due coltellate – viene gettato nell’Hudson ancora vivo con le mani legate con i lacci delle scarpe e le tasche piene di sassi. Carr, sconvolto, fugge. Tra gli amici di Kammerer e Carr ci sono il diciottenne Allen Ginsberg, il ventiduenne Jack Kerouac e il trentenne William S. Burroughs. Leggendo la postfazione di James W. Grauerholz scopriamo che “Burroghs fu il primo a udire la confessione di Lucien, a poche ore dall’omicidio; fu lui a suggerire subito che Lucien si trovasse un buon avvocato e si costituisse, facendo leva sulla difesa dell’onore”. Fu invece Ginsberg il primo a cimentarsi in una versione romanzesca della drammatica vicenda, abbiamo i suoi appunti su quello che avrebbe dovuto intitolarsi The Bloodsong, la prima opera pubblicata però fu un racconto firmato da John Hollander sul “Columbia Spectator”, poi seguirono Chandler Brossard, William Gaddis, Alan Harrington, John Clellon Holmes, Anatole Broyard, Howard Mitcham e persino James Baldwin, che sfruttò i protagonisti del fattaccio per la primissima versione del suo celebre romanzo La stanza di Giovanni. Nel 2013 la storia è arrivata anche al cinema con Giovani ribelli - Kill Your Darlings, diretto da John Krokidas e interpretato da Daniel Radcliffe, Dane DeHaan, Elizabeth Olsen, Michael C. Hall, Ben Foster, Jennifer Jason Leigh, Kyra Sedgwick e Jack Huston.