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E l’eco rispose

E l’eco rispose

Anni Cinquanta. Abdullah e Pari, fratello e sorella di dieci e tre anni, vivono in un villaggio fuori da Kabul insieme al padre poverissimo e alla sua nuova e triste moglie. Li lega un amore viscerale, fuori dal comune, contrastato dalla miseria e dalla disperazione di una famiglia non più famiglia dopo la morte della madre. Vengono separati proprio da quella stessa miseria, per mano dello zio Nabi, fratello della matrigna Parwana. È Pari a farne le spese, venduta a una ricca famiglia, la stessa per la quale lo zio lavora da anni. Pari diventa quindi la figlia di una poetessa depressa e disillusa dalla vita, una donna fuori dal comune, ribelle, libertina, che dopo la malattia del marito decide di lasciare Kabul per trovare vita migliore in Europa, a Parigi. Nel frattempo a Kabul arriva la guerra con tutta la devastazione che porta sempre con sé. Per Abdullah e Pari il ricordo della loro famiglia si dissolve insieme alle macerie. Più fortunati i piccoli Idris e Timur, che riescono a fuggire in California insieme alla loro famiglia. Torneranno dopo 20 anni a Kabul, curiosi di vedere cosa sia rimasto della loro terra, della loro infanzia, dei loro aquiloni. La loro vita nel frattempo è cambiata: Idris è un medico, mentre Timur fa l’immobiliarista. Idris è provato dalle immagini di devastazione che si trova davanti, Timur invece ne sente il distacco, come se quella città non fosse mai stata sua. Nel frattempo non ci sono notizie di Pari. Cosa ne è stato di lei? E dove è andato a finire Abdullah?

Un viaggio temporale e culturale. Hosseini “usa” la voce di uno dei suoi personaggi, il suo alter ego Idris, per raccontare una storia di separazione e disperazione, il susseguirsi di eventi e vicende familiari sullo sfondo di una Kabul ormai devastata e ridotta in rovina, proprio come il cuore dei suoi abitanti. Ne E l’eco rispose si serve del punto di vista di chi, come Idris, ha avuto la fortuna di andarsene e di fuggire dalla violenza. Un romanzo pieno di passione, che avvolge e coinvolge il lettore in un’empatia inevitabile con le voci e le storie che si susseguono tra le sue pagine. Il lettore vede Pari, ormai giovane ragazza, inconsapevole di quale sia la verità sulla sua vita, schiacciata dal peso di una madre ingombrante e problematica, ignara dell’esistenza di un fratello perduto. Attraverso gli occhi di Idris scorgiamo le macerie di Kabul, la miseria, la devastazione, e sentiamo insieme a lui un profondo senso di impotenza. La stessa rabbia. E l’eco rispose diventa testimonianza e manifestazione di tutte le sfaccettature dei sentimenti umani universali: l’amicizia, l’amore, il tradimento, la famiglia, la disperazione. Evidente, come sempre, l’immensa capacità descrittiva tipica di Hosseini, che dà alle parole forma fisica e immagine, e che consente al lettore di provare sentimenti e di immedesimarsi nelle situazioni in modo naturale. Condividere gioie, urlare dalla disperazione. Piangere. Sorridere. Evitare quel distacco, per alcuni versi culturale, nei confronti di tragedie troppo frequenti per essere “sentite” come tali. Hosseini ci avvolge con il suo romanzo, ci getta in pasto alla storia, ancora pulsante, ce la fa assaporare con la sua solita delicatezza. Quella che ci ha fatto amare gli aquiloni.