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È tardi!

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Può accadere alle volte - in attimi di rara sobrietà o di lucido delirio, se vogliamo - di vedere oltre la banale raffigurazione del quotidiano solitamente presentata, e di percepire uno strappo, una qualche divergenza fra i significati logico-emozionali dell’essere, fra ciò che è e ciò che invece viene dato per essere. Questi stati di coscienza - che in date civiltà, rituali ed epoche, talvolta avrebbero potuto rappresentare livelli spirituali più avanzati (in alcune correnti del misticismo induista, ad esempio, ma non solo) - in genere nella canonica della civiltà occidentale progressista vengono ricondotti per lo più a forti stati di turbamento psichico, non di rado di esclusiva pertinenza clinica, come già Freud e Jung avevano intuito, inaugurando la rilettura della tragedia greca in chiave psicoanalitica (per la precisione: proseguendo sulla linea degli studi di Charcot sull’isteria). L’amore, si sa, è uno dei fattori scatenanti del turbamento umano. Qual è stata, dunque, la reazione delle eroine dell’opera lirica al turbamento amoroso? Che ne è stato di Violetta Valery e di Madama Butterfly? E della bella sigaraia Carmen, che metteva in agitazione i cuori di tutti gli uomini di Siviglia? O, ancora, di Rosina - la protagonista femminile de Le nozze di Figaro - divenuta contessa d’ Almaviva in seguito a un matrimonio con un conte non molto fedele? Cosa è accaduto a queste ed altre donne dell’opera lirica quando l’arcano orologio con fare solenne anche per loro decretò “che era tardi, e che non c’era più il tempo di fare presto”?

Questi (ma non solo) sembrano essere i motivi principali del nuovo libro di Eduardo Savarese, un giovane magistrato napoletano con la passione per l’opera lirica e la letteratura. Il volume è suddiviso in sette capitoli, ognuno dei quali pare sviluppare il tema del turbamento amoroso tramite la descrizione serrata di alcune opere liriche care all’autore. Scritto nei giorni in cui una ventata di misticismo stava avvolgendo il nostro Paese per mezzo di una non ancora definita pandemia, l’ispirazione vi soffia abbondante: non ha affatto l’aspetto di uno scritto realizzato per mestiere, bensì per necessità espressive e/o estetiche. Sarebbe anche difficile fornirne una definizione chiara: al saggio critico-descrittivo su alcune opere liriche si accostano frammenti di memorie appartenenti alla sfera privata dell’autore, quasi che gli appunti conservati in forma di divertissement in questo volumetto non aspettino altro che divenire qualcosa di più grande e compiuto. Lo stile rammenta a tratti pagine proustiane – per l’estetismo d’altri tempi, per il tema ricorrente della madre e della memoria, per la bibliofilia palese dell’autore stesso - o scritti minori di Stendhal. Sicuramente Savarese è uno scrittore che evade l’appartenenza a un qualche periodo storico. L’autore di queste righe non sente di dare cattivo consiglio se invita il lettore a leggere È tardi!: nessuno può esprimersi meglio al riguardo di un libro, se non il libro stesso. Notevoli, infine, anche le illustrazioni di Antonio “Bobo” Corduas che rimandano a un’estetica primo-novecentesca.