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È tempo di ricominciare

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Marzo 1949. Theo Unger, ginecologo alla clinica Finkenau, vive in una casa sulla Körnerstraße, vicino alla riva dell’Alster. Insieme a lui abita Klaus, il figlio di Henny Lühr, nata Godhusen, e del suo ex marito Ernst Lühr. Anche Theo si è separato dalla moglie Elisabeth, trasferitasi a Bristol con un ufficiale inglese. Theo è intento a osservare fuori dalla finestra attirato dal guaito dell’alano del vicino e si ritrova a pensare a quanto quella casa sia silenziosa, domandandosi se non sia il caso di adottare un cane anche lui per allontanare il silenzio e le ombre dei morti. Poco dopo un altro rumore rompe il silenzio: è la macchina di Alessandro Garuti, un diplomatico in pensione e carissimo amico di Theo, che non vedeva da prima della guerra, appena arrivato da Sanremo. Alessandro, per una fortunata casualità, aveva scoperto di essere il padre biologico di Rudi Odefey, il marito di Käthe, nata Laboe, la migliore amica di Henny. Al momento, però, Rudi è trattenuto in un campo per prigionieri di guerra sugli Urali ed è quasi impossibile riuscire a entrare in contatto con lui. Di Käthe, invece, nessuna notizia. Soltanto Henny è convinta di averla vista a bordo del tram 19 la notte di San Silvestro del 1948. Proprio Henny in quello stesso momento è di turno in sala parto. È ormai diventata un’ostetrica esperta, che continua ad aiutare le donne a mettere al mondo bambini, specialmente in quel periodo di miracolo postbellico. Bambini di una nuova generazione che, spera, siano destinati a vivere in pace e a non conoscere mai la distruzione della guerra. In clinica, poi, c’è anche una nuova collega, Gisela Suhr, che a Henny ricorda molto la sua amica Käthe, specialmente perché entrambe hanno il vizietto di farsi scivolare in borsa un pezzo di sapone o un po’ di cacao in polvere delle scorte dell’ospedale…

In questo secondo romanzo della trilogia dedicata al Novecento tedesco, l’autrice Carmen Korn torna insieme alle quattro protagoniste che abbiamo amato in Figlie di una nuova era. Henny Godhusen, Käthe Laboe, Lina Peters e Ida Bunge sono molto cambiate, inesorabilmente segnate da ciò che hanno vissuto nel corso dei primi cinquant’anni delle loro vite e dagli eventi che la Storia ha riversato loro addosso. Se nel primo romanzo veniva accentuato il contrasto tra la spensieratezza delle quattro giovani donne, decise a lasciarsi alle spalle gli orrori della Grande Guerra per vivere con ottimismo il futuro, e l’arrivo dell’ombra portata dal nazismo che avrebbe condotto allo scoppio della Seconda guerra mondiale, in questo secondo libro siamo davanti a una situazione speculare. Il mondo, infatti, è intenzionato a risollevarsi dalle macerie della guerra, che ha distrutto anche la città di Amburgo, spettatrice e coprotagonista, mentre sono i nostri personaggi a essere spezzati. L’atmosfera appare inizialmente più cupa, ma come sempre l’intento della Korn non è far soffrire inutilmente i suoi personaggi, bensì far vivere a noi lettori gli eventi dell’epoca accompagnati per mano dai protagonisti. Insieme a loro assistiamo agli sforzi della ricostruzione postbellica, al baby boom degli anni Sessanta e alla Guerra Fredda tra USA e URSS, con la conseguente spaccatura della Germania in due parti. L’epoca narrata è sapientemente ricostruita in ogni minimo dettaglio e come sempre nulla all’interno del romanzo viene lasciato al caso, come il momento dello sbarco dell’uomo sulla Luna, gustato da Klaus e Alex in tivù comodamente accomodati sulla terrazza del loro appartamento, così come ci è stato raccontato da chi ha realmente vissuto quel 20 luglio del 1969. L’atteso secondo capitolo della trilogia del Novecento, quindi, non delude.