
Glasgow, estate del 1986. Da poco meno di un anno sono finiti gli scioperi dei minatori, sono stati tutti licenziati. Tully Dawson ancora impreca contro la Thatcher, incolpandola di non capire niente del nemico interno. Sono i suoi tipici commenti, è un ventenne bello, con gli occhi verdi e con un pessimo rapporto con suo padre, l’ex minatore Woodbine, perennemente depresso. È un operaio saldatore, niente studi, poca voglia, animo istrionico e generoso. Ama follemente la musica e suona in una band, i Bicycle Factory, per la precisione ne è il leader, il frontman ed è sempre l’anima della festa. L’amico più caro di Tully è James, detto Jimmy o Noodles. Da quando i suoi genitori se ne sono andati lasciandolo solo vive spesso a casa di Tully, oltre che un piatto caldo là riceve anche la quotidianità delle piccole cose di una famiglia. Noodles è un ragazzo studioso, spronato da Mrs O’Connor, sua professoressa di inglese, che vede in lui grandi potenzialità. Attorno ai due ragazzi ruotano Tibbs, Limbo e Hogg, compagni di musica e di grandi bevute. Per quella estate hanno tutti un grande progetto, andare a Manchester per uno stratosferico festival musicale. Sarà una commemorazione del punk rock. Pochi i soldi a disposizione, iniziano a progettare dove scroccare un posto per dormire e come arrivarci. Sarà per i ragazzi un fine settimana di musica sballo e bevute. «Dicono che a diciotto anni non sai niente. Ma ci sono cose che sai a diciotto anni e che non saprai mai più... Allora non lo sapevamo, ma quello fu anche, per tutti noi, un tenero addio, e non saremmo mai più stati quelle persone». Tully e Noodles lo scopriranno concretamente nell’autunno del 2017...
Effimeri di Andrew O’Hagan è un romanzo che sorprende, tra la prima parte e la seconda c’è un cambio del registro narrativo che potentemente evidenzia la profonda amicizia dei protagonisti. Jimmy Collins detto Noodles è l’alias letterario di O’Hagan e Tully Dawson è ispirato alla figura di Keith Martin, il miglior amico dell’autore, ex operaio, ex insegnante, scomparso prematuramente per malattia. Estate 1986 è il racconto di un fine settimana che ha come meta un raduno musicale, ottimo spunto per raccontare un’epoca e una generazione. Il disagio sociale e la rabbia scaturita dalla politica thatcheriana si contrappongono al grande fermento artistico e musicale. È per questo che il gruppo di giovani deve andare a Manchester e far parte della storia del festival. In quei giorni sensazionali di birra, ragazze, sballo e tanto punk rock. Seppur appannati dall’alcool Tully e Jimmy sanno bene che chi vive in provincia rischia di non andarsene mai e si promettono che la loro vita sarà diversa. E lo sarà. Rimarranno sempre in contatto, Jimmy è un giornalista e scrittore di successo, e vive a Londra. Tully è diventato un insegnante e non ha lasciato la Scozia. Nell’autunno 2017 una telefonata di Tully sconvolge la vita di Jimmy, è la richiesta di aiutarlo ad andarsene con dignità, è un malato terminale ormai. «Induciamo la morte a essere orgogliosa di ghermirci» è il verso, tratto da Antonio e Cleopatra di William Shakespeare, che diventa il motto con cui Tully giustifica la scelta dell’eutanasia. Tully chiede a Jimmy tre cose: che gli organizzi le nozze con la compagna Anna, che scriva un libro sulla loro amicizia, che lo aiuti a morire portandolo in Svizzera. Jimmy è scosso, turbato e dubbioso, è una responsabilità che fatica ad accettare. Accompagnare, assecondare le richieste di un amico, del suo amico, significherebbe lasciarlo andare e non è pronto. Le parole di Gemma Fisher, nominata da poco vescovo anglicano, saranno di aiuto per lui. “Si muore tutti. Ma i fatti non hanno importanza. È che non possiamo sopportare di perdere le persone che amiamo”. Misericordia è la parola con cui Gemma saluta Jimmy come viatico per questo impegnativo viaggio. Effimeri è un libro che va letto perché tra le risate e la musica c’è tanta vita, anche quando la vita sembra finire.