
Elena ha a che fare con un ospite indesiderato nel proprio corpo - la malattia -, un corpo che per questo sente sempre meno suo. Eppure, nonostante i suoi giorni siano scanditi dall’appuntamento con le pastiglie che fanno sì che momentaneamente riesca a coordinarsi nei movimenti, Elena non può concedersi il lusso di occuparsi di sé stessa, perché ha un giallo da risolvere. Il suicidio della figlia Rita. Elena lo sa: Rita, ritrovata impiccata nel campanile della chiesa, non può essersi suicidata, o quantomeno, se ne avesse avuto realmente l’intenzione, non avrebbe mai scelto quel luogo, perché il giorno dell’accaduto pioveva, ed Elena sa che sua figlia nei giorni di pioggia non si recava mai in chiesa, perché - come le aveva sempre detto il padre da quando era piccola - il crocifisso era il parafulmine del paese e Rita era terrorizzata dai fulmini. Questo è il movente per cui Elena non può rassegnarsi su quanto successo, deve andare avanti per scoprire la verità, convincere le autorità a riaprire il caso, archiviato come suicidio senza ulteriori indagini. Elena combatte contro sé stessa, tiene a bada la sua malattia con le pastiglie, spinta dall’unico motivo che non la fa arrendere alla sua solitudine, alla sua perdita, alla sua fragilità. Sale su un treno che la condurrà dall’unica persona che crede possa aiutarla. Elena così si improvvisa detective, con la speranza di smuovere le coscienze di chi semplicemente si arrende all’apparenza…
È dal 2004 che Claudia Piñeiro porta avanti una carriera da scrittrice accanto a quella precedente di sceneggiatrice, e ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti. La Piñeiro, nativa di Buenos Aires, dedica nei suoi romanzi un posto privilegiato alla denuncia sociale, di cui si fanno rappresentanti i personaggi, appositamente insoliti, e le vicende in cui sono coinvolti. In Elena lo sa, pubblicato per la prima volta nel 2006, finalista dell’International Booker Prize 2022 e riedito oggi da Feltrinelli, si legge la storia di una donna che, mentre lotta contro il Parkinson, cerca di arrivare alla verità sulla morte della figlia. Una narrazione che assume l’aspetto di un flusso di coscienza, dalle prime alle ultime pagine, in cui, attraverso i ricordi di Elena, affiorano i dettagli di un rapporto molto tormentato con la propria figlia, ma anche le crepe di una società con tutti i suoi difetti. L’ipocrisia e l’indifferenza sono le piaghe sociali che l’autrice vuole far emergere attraverso la vicenda della protagonista, che affronta un caso di omicidio da sola, nonostante la sua fragile condizione. Sono infatti il mistero sulla morte di Rita e la forza di volontà, il coraggio di Elena che la portano a superare anche i propri limiti - imposti dal Parkinson - a conferire quel carico di suspense alla storia che spinge a divorare il libro fino all’ultima parola.