
Nella seconda metà del diciottesimo secolo, molte famiglie decisero di trasferirsi dal Portogallo a Roma. Il Paese che fino ad allora aveva conosciuto un’ascesa economica incredibile con lo sfruttamento minerario del Brasile, stava vivendo un periodo difficile. Papa Benedetto XIV, astuto uomo politico, invitò i migranti portoghesi a rifugiarsi nella Stato Pontificio offrendo impieghi e aiuti economici. Tra tutti coloro che giunsero a Roma ci fu anche don Clemente Henriquez de Fonseca Pimentel Chaves, che si trasferì con la consapevolezza di trovarsi moglie. Infatti, nel 1750 si unì in matrimonio con Caterina Lopez de Leon, ricca possidente portoghese con cui visse felicemente, e che diede alla luce cinque figli. Eleonora nacque, quindi, in un bel palazzo borghese di Via Ripetta, dove una lapide posta nell’Ottocento ricorda l’evento. Il periodo “romano” di questa aristocratica famiglia portoghese però finì quanto Clemente XIII venne eletto Papa. Il nuovo pontefice si dimostrò benevolo solo con la Compagnia di Gesù a cui garantì tutto il suo indiscusso appoggio e iniziò a contrastare i migranti che pochi anni prima erano giunti dal Portogallo. La famiglia Pimentel si trasferisce, quindi, a Napoli, una città con una densità di popolazione tre volte superiore a quella romana, ma che negli anni successivi si trovò a lottare contro tragedie che misero i suoi abitanti in ginocchio: la fame e le cosiddette “febbri putride”. Lo scenario che si trovarono davanti prevedeva cadaveri gettati per le strade e persone in lotta per un tozzo di pane. In quel clima di disperazione e morte, Ferdinando IV non rinunciò al Carnevale e istituì la Cuccagna, che nel 1764 provocò la morte di altre persone uccide dalla cavalleria sopraffatta dalla furia di una popolazione affamata…
La biografia di Eleonora Pimentel Fonseca è ricca e davvero interessante. La sua figura è di quelle che ricordano non solo gli amanti di vicende nazionali o prettamente napoletane, ma anche gli appassionati di una letteratura biografica dedicata a coloro che hanno cambiato il corso degli eventi storici. Persino, il grande filosofo Benedetto Croce si interessò a questa grande donna nella sua opera dedicata alla Rivoluzione napoletana del 1799. Il nome della Pimentel Fonseca, infatti, è legato a questo forte atto di ribellione con cui si esaudì il sogno di Repubblica di molti intellettuali partenopei. L’importanza della sua figura nella storia venne inconsapevolmente sancita anche nel momento della sua esecuzione: Eleonora, infatti, fu l’ultima a recarsi sul patibolo a Piazza del Mercato per saziare il desiderio del popolo che sicuramente si sarebbe esaltato davanti a quella vista. Come riportano i testimoni, andò in contro alla morte “con intrepidezza” come aveva vissuto. Sicuramente, citando lo storico Vincenzo Cuoco, giova ricordare tutto questo (titolo anche di uno dei capitoli del libro, ndR), perché quella parentesi repubblicana e la sua promotrice più celebre sono spesso dimenticati o esulano dai più classici insegnamenti scolastici. Bisogna, pertanto, riconoscere ad Antonella Orefice il merito di aver dedicato alla Pimentel Fonseca un bellissimo saggio, basato su ricerche storiche dettagliate ed accuratissime e dotato di pratiche note e di un utile repertorio bibliografico. Alla figura di Eleonora Pimentel Fonseca è dedicato anche il romanzo di Enzo Striano Il resto di niente, che nel 2004 Antonietta De Lillo ha portato sul grande schermo.