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Elizabeth

Elizabeth
Che la vita sia vita e che la morte sia morte è tutto da vedere. Soprattutto nel caso di Elizabeth, nata (o morta, dipende dai punti di vista) il 25 luglio del 1829 nel circondario di Londra. Primogenita di una famiglia di modeste origini che in futuro sarà composta anche da una sorella minore e da un fratello di nome Henry. Elizabeth proprio non sembra essere fatta per lavorare in una sartoria, lo dimostra l'ultimo incidente, costato alla arcigna padrona della bottega lo spreco di un tessuto pregiato. Per fortuna il destino di Elizabeth è un altro e quando sta per essere cacciata dal negozio di stoffe viene notata da Walter Deverell, noto pittore, che le chiede di posare per lui. “Oh Maria Vergine immacolata”: è l'espressione della madre di Elizabeth quando viene a sapere la novità, ma per fortuna suo padre è un uomo di tutt'altra levatura e di dire di no alla sua figlia prediletta proprio non ci riesce. E' durante la prima seduta da modella che Dante Rossetti, artista e amico di Walter, incrocia per la prima volta lo sguardo della ragazza che segnerà per sempre la sua vita, imprimendo su tutti e due il marchio della morte, o della vita...
Amore e morte: Marco Tagliapietra ricorre a due temi di lunga tradizione per un fumetto che ricorda molto da vicino le atmosfere e il linguaggio di Dylan Dog. Anche per il gusto tutto bonelliano delle citazioni. Shakespeare, Dante, Carroll: sono alcuni degli autori citati più o meno scopertamente all'interno di questo fumetto dalle sfumature esoteriche. L'autore (sia della storia che dei disegni) attinge soprattutto nell'arte dei preraffaelliti, corrente artistica ottocentesca nata in quel di Londra. D'altra parte non poteva essere altrimenti per un intreccio che ricalca, grazie ad un attento e approfondito lavoro di documentazione e di ricerca, la vera storia dei preraffaelliti e della loro musa ispiratrice Lady Elizabeth Eleonor Siddal. Le vignette sono disposte in maniera scandita e ordinata sulla pagina. I disegni, in bianco e nero, si adattano bene al tono della vicenda. Il tratto (che ricorda quello del fumetto Ken Parker) è preciso e attento ai dettagli. Le inquadrature sono sempre molto vicine ai personaggi, a sondarne espressioni e moti dell'animo. Marco Tagliapietra lascia poco e niente all'immaginazione. Come spiega nella postfazione (un po' pesantina e pedante, a dire il vero, ma arricchita dalle foto e dalle riproduzioni dei quadri ai quali l'autore si è ispirato) i disegni dei personaggi si basano su foto e tutto, persino gli interni e la riproduzione dello spazio urbano, si basa su fonti storiche e studi precisi. Un lavoro filologico impeccabile che sconta però i difetti di una storia dal sapore un po' troppo melenso e melodrammatico ma che può essere apprezzata da chi è curioso di conoscere la storia dei preraffaelliti e da chi ha un debole per le storie un po' sentimentali e darkettone.