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Elogio delle tette

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Quante tipologie di tette esistono al mondo? E chi ha mai detto che esse sono soltanto una parte del corpo? Le tette invece hanno carattere, hanno le loro storie, hanno i loro vizi e soprattutto le loro virtù. Le tette, insomma, hanno fatto la storia. C’è ad esempio la vicenda delle tette fiorite, che un giorno iniziano inspiegabilmente ad aprirsi come corolle di fiori; e poi la natura oscura e potentissima delle tette delle morte, che sono diventate eterne e perfette (del resto, voi avete mai visto uno scheletro di donna? Certo che no; gli uomini, miserabili, si riducono in semplici scheletri, mentre le donne, proprio grazie alle loro tette, ascendono a un grado di vita superiore); e non bisogna dimenticare neppure le tette dei cherubini, altrettanto perfette ed eterne, non scalfibili in alcun modo, giacché create dalla mano assoluta di Dio. Ma, purtroppo, vi sono anche storie cupe, come quella delle tette che nessuno vedrà mai, possedute da donne severissime e chiuse, e che perciò si colmano di veleno e disperazione; e vi è poi il collezionista di tette, che non si cura di coloro che le portano, ma che guarda solo a esse, e le soppesa come un avido mercante. Infine, però, bisogna sempre tenere a mente le tette di madre che, sia con i figli che con gli amanti, sanno essere prodighe e perfette, e nutrono perciò l’umanità (che forse non le merita neppure)…

Ramón Gómez de la Serna pubblicò per la prima volta questo curiosissimo libro nel 1918 e ci tenne subito a specificare che non si trattava di un’opera erotica o pornografica; questo volumetto voleva essere invece un vero e proprio elogio, o quantomeno una rassegna completa di tutti i casi (cioè le tette) possibili. Artista vicino ai movimenti poetici d’avanguardia del primo novecento (Surrealismo e Futurismo su tutti), Ramón Gómez de la Serna fu il creatore della “greguería”, uno stile che miscela metafora e astrazione per creare massime divertenti ma dal senso profondo. E anche questa operetta illustra bene lo stile giocoso e al contempo arguto tipico dell’artista; è da rilevare infatti la sua notevole capacità di innalzare lo stile di racconti apparentemente umoristici e surreali a un livello di significato non indifferente. Un esempio semplice di ciò è costituito dal racconto delle “tette che nessuno vedrà mai”, dove a ben pensarci è possibile ritrovare Freud e tutte le analisi psicologiche del Novecento, laddove si è visto che un’eccessiva chiusura all’esperienza sessuale per ragioni moralistiche conduce soltanto a isterie e problemi mentali. E se qualcuno avesse invece intenzione di sostenere che un simile libro sia maschilista, farebbe bene a leggerlo e a comprendere che qui dentro vi sono più femminismo e intelligenza di quanto ve ne sia nella stragrande maggioranza dei libri che vengono pubblicati oggi.