
Dal periodo dell’infanzia - durante il quale viene accudita in un appartamento ubicato nel quartiere Testaccio dalla madre Irma Poggiponsi e dal marito di lei Augusto Morante, che ne riconosce la paternità pur essendole padre naturale quell’impiegato delle poste Francesco Lo Monaco che lei crede padrino fino all’età di quattordici anni - al giorno della morte, avvenuta il 25 novembre 1985 nella clinica Villa Margherita, la sua parabola esistenziale avrà come teatro la città di Roma. Dopo il precoce avvio alla carriera letteraria caratterizzato da fiabe per bambini, racconti brevi e poesie, la notorietà arriverà con la pubblicazione nel 1948 di Menzogna e sortilegio. Gli orrori provocati dallo scoppio della guerra, la tragica pagina delle leggi razziali seguita da quella della deportazione, da cui ebbe scampo per la lungimirante decisione della madre ebrea di farle abbracciare la religione cattolica, e poi il tormentato rapporto coniugale con Alberto Moravia, sposato nel ‘41, segnano la vicenda umana di quegli anni. Ne troviamo ampie tracce nei risvolti de L’isola di Arturo, pubblicato nel ’57, che gli vale il conseguimento del Premio Strega, e de La Storia del ’74. La sua personalità si caratterizza sempre più sotto le insegne dell’irrequietezza sentimentale e della genialità creativa. Il fascino incantatrice che emana la sua figura le procura frequenti tormenti sentimentali, causati da slanci vitali e ripiegamenti dolorosi, in un’oscillante sequenza di irrequietezza e insoddisfazione. La sequenza di innamoramenti, spesso infelici come quello con Luchino Visconti, rivela una sensibilità umana non comune con cui osserva il contesto storico e culturale che la circondano e che riversa nei suoi libri. Te, tuttavia, da pregiudicare a poco a poco il suo stato d’animo fino a tentare prima il suicidio e poi a lasciarsi corrodere dal tarlo della malattia…
Un nuovo libro dedicato a Elsa Morante, pubblicato di recente dall’editore Lindau, occhieggia dagli scaffali delle librerie e dalle vetrine virtuali dei venditori presenti in Rete. Richiede e, lo diciamo con viva convinzione, la nostra attenzione. Non solo per via della sua mole corposa, costituita da più di cinquecento pagine, ma anche per la cura approfondita e ricca di dettagli con cui viene presentato il ritratto completo della scrittrice romana. Lo ha composto Rossana Dedola, che è ricercatrice alla Scuola Normale Superiore di Pisa, analista e didatta dell’istituto CG Jung e dell’International School of Analythical Psychology a Zurigo, ma vanta anche al suo attivo numerosi saggi di critica letteraria alcuni dei quali dedicati alle opere di Collodi, Vivian Lamarque, Giuseppe Pontiggia e Grazia Deledda. Elsa Morante. L’incantatrice è una biografia non romanzata, ma puntuale e circostanziata, dotata di un ricco apparato bibliografico. In cui la Dedola ricostruisce la figura della Morante non solo mediante i documenti e le testimonianze raccolte, ma anche attraverso le sue opere. Opere nelle quali riesce a individuare, con l’arguzia del critico e la capacità d’introspezione dell’analista, i tratti caratteriali e le caratteristiche della personalità con cui ha attraversato il percorso umano e artistico della sua esistenza. E poiché la Morante è stata una tra le stelle più luminose della costellazione letteraria del secolo scorso che si è accesa presto e ha brillato per tutta la sua vita, questa biografia reca in dote anche l’affresco culturale del periodo. Dopo averla letta, il lettore ancora privo di familiarità con la Morante potrà intuire le molte sfaccettature di questa scrittrice e sentirsi indotto a leggerne tutta l’opera, mentre colui che già la conosce ritroverà qui nuove sollecitazioni a rifarlo.